A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

Indice generale della rubrica "La grande Storia di Carloforte"

Ritorna all'indice della rassegna stampa sulla tragedia del Fisina

 

Vai alla puntata precedente della rubrica "Storia"

Vai alla puntata successiva della rubrica "Storia"

Vedi anche

16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Terza parte

Rassegna stampa regionale sarda

Articolo 25

LA NUOVA SARDEGNA
domenica 18 gennaio 2004
- pagina 8 / Cagliari -

Il 17 gennaio del 1970 il naufragio del mercantile
Il ricordo triste del Fusina.
CARLOFORTE Si salvò solo il cameriere.

Carloforte, 18 gennaio 2004

CARLOFORTE. È stato un grande giorno di festa ieri, per tutti i tabarkini. Si celebrava il 17 gennaio, tradizionale e imperdibile inizio del carnevale locale, fatto di canti, balli e ricchi spuntini in campagna. Lo fu anche in quel fine settimana tragico del 1970, quando nessuno, in giro a far baldoria, sapeva della tragedia accorsa la notte prima in mezzo al mare. Uno degli episodi più tristi che la storia carolina ricordi, l’affondamento di un mercantile da carico e la morte di quasi tutto l’equipaggio. Si trattava della motonave Fusina, in viaggio sulla “rotta della blenda” (un minerale di piombo estratto nel Sulcis), tra Portovesme e Porto Marghera.

Nel pomeriggio del 16 gennaio, la nave stava ultimando di caricare il minerale depositato in banchina, mentre imperversava un forte temporale e la pioggia rendeva il carico sempre più viscido e insidioso. Lasciati gli ormeggi verso le 18, si avviava ad affrontare il mare in tempesta, con le 4mila tonnellata di blenda mal stivata che cominciano a ballare, a causa del mare e dello stato quasi liquido raggiunto.

Due ore dopo circa, il dramma: l’instabilità del minerale, dopo un’onda anomala, sbanda lo scafo e, in pochi minuti, capovolge la nave che si inabissa all’istante, permettendo appena ai 18 membri dell’equipaggio di gettarsi in mare senza lanciare nessun SOS.

Era al largo di Capo Sandalo, su un fondale di un centinaio di metri. La burrasca trascinò gli uomini per ogni dove, la maggior parte lungo la costa nord ovest dell’isola. Ma il problema principale era toccare terra, vista la forza dei marosi sulle ripide e aspre scogliere della zona.

Il più fortunato (unico superstite) fu il cameriere veneto Ugo Freguja, che riuscì a farsi trasportare dentro il Canale di Cala Vinagra. Stremato e infreddolito, sfondò la porta della prima casa che vide e, non essendoci coperte, si riparò in mezzo a due materassi. Dormì tutto il giorno seguente. Svegliatosi la mattina del 18, cercò soccorso, trovando un contadino della zona e suo figlio che, tornato da caccia, lo accompagnò subito in Capitaneria per raccontare il fatto.

Scattò un’immediata ricerca, che coinvolse tutti.

Per mare (il destino volle una calma piatta seguente), con sette mezzi della Marina Militare e della Guardia di finanza, oltre a parecchi pescatori carolini, e a terra, tra cui gli studenti del Nautico. Seguirono scene raccapriccianti, con diversi corpi finiti sugli scogli, compreso un gruppetto di cinque dentro una grotta, seminudi e morti assiderati. Altri cadaveri furono trovati da pescatori in mare, da navi lungo il Canale di Sardegna e presso la costa di Sant’Antioco.

Un mesto e ininterrotto pellegrinaggio si formò all’obitorio comunale per il riconoscimento delle salme, mentre giungevano sull’isola i giornalisti e i parenti veneti delle vittime. Il 19 fu proclamato lutto cittadino e fu celebrata a San Carlo una messa, di fronte alle prime salme rinvenute e al sottosegretario alla Marina Mercantile Salvatore Mannironi, al quale un gruppo di giovani consegnò una lettera aperta richiedendo l’installazione di una stazione di soccorso radio, ancora assente a Carloforte.

Due anni dopo, insieme alla stazione radio, su iniziativa del parroco Daniele Agus, fu apposta una lapide col nome di tutti i naufraghi deceduti, presso la Stella Maris nel molo San Carlo. Al cameriere Freguja, invece, l’amico e bandiera del Cagliari Brugnera regalò un orologio d’oro, come gesto di solidarietà.

Ogni anno, nel festeggiare il 17, un pensiero corre lontano sulla tragica rotta del Fusina colato a picco in una notte di burrasca.

Simone Repetto

Continua...

Fine terza parte - Articolo 25

 

[Torna ad inizio pagina]

Per inviare una e-mail alla redazione di "Storia" clicca qui sotto

 
     

Dal 06.09.2001

 
       

 

 

 

   

Inviare al Webmaster una e-mail con domande o commenti su questo sito web