A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

Indice generale della rubrica "La grande Storia di Carloforte"

 

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16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Dodicesima parte

Atti parlamentari

Atto 02

SENATO DELLA REPUBBLICA
V LEGISLATURA — 296a SEDUTA PUBBLICA — RESOCONTO STENOGRAFICO

SEDUTA DI MARTEDÌ 23 GIUGNO 1970
(Antimeridiana)
PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE GATTO
INDI DEL VICE PRESIDENTE CALEFFI

PRESIDENTE.
Seguono cinque interrogazioni, due delle quali sono state presentate dal senatore Gianquinto e le altre, rispettivamente, dal senatore Masciale e da altri senatori, dal senatore Sema e dai senatori Pirastu e Sotgiu, riguardanti il naufragio della motonave <<Fusina». Propongo pertanto che vengano svolte congiuntamente. Non essendovi osservazioni, così resta stabilito.
Si dia lettura delle cinque, interrogazioni.

DI VITTORIO BERTI BALDINA, Segretario:

GIANQUINTO. Al Ministro della marina mercantile -
Per conoscere:
le cause del tragico naufragio della motonave <<Fusina>> del Compartimento marittimo di Venezia;
in particolare, qual era lo stato delle strutture del bastimento e quando intervenne l’ultimo controllo del Registro Navale Italiano;
l’entità del carico e le condizioni di stivaggio in relazione alle esigenze di sicurezza degli uomini e della nave durante il viaggio.
L’interrogante chiede di sapere, inoltre, come mai non è stato tempestivamente e doverosamente provveduto ad eliminare le gravissime deficienze delle radio-assistenze alla navigazione sulle coste sarde, deficienze che non potevano essere ignorate né dagli organi tecnici, né dalle Capitanerie di porto, né dal Ministero competente.
L’entità di tali deficienze è denunciata dal fatto allucinante che l’<<SOS>> lanciato dalla nave in pericolo rimase inascoltato; da ciò il perimento degli uomini dell’equipaggio.
Per conoscere, infine, quali provvidenze si intendano adottare a sostegno delle sventurate famiglie delle vittime. (int. or. - 1384)

MASCIALE, DI PRISCO, VENTURI Lino, RAIA, CUCCU. – Ai Ministri della marina mercantile e del lavoro e della previdenza sociale-
In relazione alla tragica notizia dell’affondamento della motonave <<Fusina>>, scomparsa nella notte tra venerdì 16 e sabato 17 gennaio 1970 al largo della Sardegna con tutto l’equipaggio (un solo superstite su 19 uomini imbarcati e tra questi un ragazzo di 16 anni) gli interroganti chiedono di conoscere:
1) se è vera la notizia secondo cui, malgrado siano stati lanciati numerosi <<SOS>> ed alcuni razzi luminosi, questi non sono stati raccolti o avvistati dai posti di controllo e di assistenza, mentre è noto che il disastro è avvenuto a 10 miglia circa dalle coste sarde, tra l’isola di San Pietro e l’approdo di Carloforte;
2) se è vera inoltre la notizia che quella motonave, iscritta al Compartimento marittimo di Venezia con matricola n. 645, stazzava 2.706 tonnellate e trasportava un carico di 3.996 tonnellate di blenda, destinate alla <<Montedison>>;
3) la data del varo della predetta motonave e se vi sono stati i prescritti accertamenti circa l’efficienza e la stabilità del natante e la sicurezza per i lavoratori ivi imbarcati e tragicamente scomparsi. (int. or. - 1386)

SEMA. – Ai Ministri della marina mercantile e delle poste e delle telecomunicazioni
La tragedia della nave <<Fusina>>, l’orribile morte di marittimi che in altre circostanze avrebbero potuto salvarsi, la penosa impressione e la protesta di tutta la gente del mare, dei loro famigliari e dell’intera opinione pubblica, già scossa dal ripetersi troppo frequente di disastri, sono i fatti per i quali l’interrogante chiede di sapere se i Ministri competenti sono in grado di dare una esatta informazione sulla dinamica del sinistro e del mancato salvataggio dell’equipaggio, se hanno individuato le responsabilità, se ritengono di poter assicurare che quanto era necessario era già predisposto per evitare casi del genere e se hanno dato disposizioni affinché immediatamente vengano eliminate le deficienze riscontrate. (int. or. – 1415)

PIRASTU, SOTGIU. – Al Ministro della marina mercantile
Per conoscere:
a) se l’inchiesta promossa dal suo Ministero sul tragico naufragio della motonave da carico <<Fusina>> sarà diretta anche ad accertare l’effettiva percentuale di umidità del carico del mercantile (causa non ultima della sciagura);
b) se non si ritenga che nel corso dell’inchiesta stessa vengano sentiti i lavoratori portuali che, per loro diretta conoscenza dei fatti, possono dare un contributo rilevante all’accertamento della verità.
Gli interroganti chiedono, altresì, di conoscere quali interventi urgenti il Ministro intenda attuare al fine di provvedere all’installazione di una stazione radioricevente e all’assegnazione di un mezzo idoneo al pronto intervento all’ufficio circondariale marittimo di Carloforte. (int. or. - 1449)

GIANQUINTO. – Al Ministro della marina mercantile
Per sapere se non ritenga necessario disporre che dal relitto abbandonato della motonave <<Fusina>> venga prelevata la cassetta contenente i documenti di bordo, che possono contenere dati e rilievi di estrema importanza per stabilire le condizioni della nave e le cause del naufragio, nonché disporre, quanto meno, la descrizione della stazione RT di bordo per stabilirne il grado di efficienza.
L’interrogante chiede anche che vengano ordinati accertamenti per stabilire se la nave era dotata dei prescritti battelli automatici di salvataggio. (int. or. – 1535)

CAVEZZALI, Sottosegretario di Stato per la marina mercantile.
Domando di parlare.

PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.

CAVEZZALI, Sottosegretario di Stato per la marina mercantile.
Onorevole Presidente, poiché la Commissione di inchiesta a suo tempo nominata non ha fatto ancora pervenire le sue risultanze, non essendo in possesso degli elementi di valutazione completi, io vorrei proporre a lei, signor Presidente, e agli onorevoli interroganti un rinvio, pur essendo in grado di fornire i primi elementi di informazione sul tragico naufragio della motonave <<Fusina>>.

PIRASTU.
Domando di parlare.

PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.

PIRASTU.
Vorrei fare un’osservazione.
Il Sottosegretario dice di non essere ancora in possesso delle risultanze dell’inchiesta; però tutta la stampa ha annunciato che la commissione (presieduta dal generale Osvaldo Possenti, comandante della Capitaneria del porto di Cagliari) dopo cinque mesi di attività ha presentato la sua relazione.
Evidentemente essa non è giunta ancora al Ministero della marina mercantile, ma tutta la stampa ha annunciato la presentazione della relazione da parte della commissione; non solo, ma ha già indicato quali sono le linee di questa relazione.
Quindi se si deve fare un rinvio, esso deve essere brevissimo perché, ripeto, in Sardegna tutta la stampa ha annunciato già l’inoltro di questa relazione.

MASCIALE.
Domando di parlare.

Presidente.
Ne ha facoltà.

MASCIALE.
Signor Presidente, giacché è stata fatta questa richiesta da parte del rappresentante del Governo, io concordo con la tesi sostenuta dal collega Pirastu.
Non abbiamo bisogno oggi di informazioni su alcuni fatti.
Noi vogliamo conoscere la relazione che ha steso la commissione di indagine.
Pertanto io chiedo che il contenuto di questa relazione sia portato a nostra conoscenza non tra sei mesi ma nel più breve tempo possibile.

GIANQUINTO.
Domando di parlare.

PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.

GIANQUINTO.
Io insisto perché il Governo risponda alle interrogazioni, almeno a quelle che ho presentato io.
Il Governo ci fornisca gli elementi di cui è in possesso e risponda anche agli altri quesiti che sono stati posti dalle mie due interrogazioni.
Uno di questi quesiti è molto importante fra l’altro perché riguarda il recupero di alcuni documenti che erano a bordo della nave.
D’altra parte, signor Presidente, le famiglie delle vittime sono in stato di angoscia perché non conoscono ancora le cause reali del naufragio della motonave <<Fusina>>; vi sono molti punti oscuri ed angosciosi, che devono essere chiariti.
Ecco perché chiedo che il Governo dichiari intanto quello che sa.
Vuol dire che poi potremo tornare sull’argomento a seguito di altre interrogazioni o eventualmente anche di interpellanze.

PRESIDENTE.
Invito allora il Governo a rispondere alle interrogazioni sul naufragio della motonave <<Fusina>> esponendo i dati e gli elementi di informazione in suo possesso.


CAVEZZALI, Sottosegretario di Stato per la marina mercantile.
Onorevole Presidente, io prendo senz’altro atto delle richieste avanzate dagli onorevoli senatori e farò sollecite premure presso il Ministero perché questa relazione, con tutta la documentazione e gli atti completi, possa pervenire al più presto per poter informare il Senato e gli onorevoli interroganti in modo organico e completo.
In attesa fornisco gli elementi di cui il Ministero è in possesso, come richiesto dal senatore Gianquinto.
La Motonave <<Fusina>> varata nel 1957 ed iscritta al n. 645 delle matricole della Capitaneria di porto di Venezia, giunse a Porto Vesme il 6 gennaio 1970 e, dopo aver sbarcato un carico di carbone coke, imbarcò 3.900 tonnellate di minerale di blenda alla rinfusa destinato al porto di Marghera.
(Interruzioni dei senatori Masciale e Gianquinto).
Così risulta.
Come è noto, il minerale di blenda, allorquando contiene umidità in misura superiore all’8 per cento, presenta caratteristiche di scorrevolezza eccedenti il limite di sicurezza per il carico alla rinfusa, per cui l’autorità marittima dispose che nelle stive nn.1 e 2 fossero costruite apposite paratie divisorie sotto il controllo di un perito del Registro italiano navale.
Nella stiva n.3, sprovvista delle suddette paratie, fu consentito l’imbarco di quella parte di minerale che poteva considerarsi asciutto in quanto presentava un tasso di umidità al di sotto del 7 per cento.
Tuttavia, in considerazione delle caratteristiche del carico, la nave prese le spedizioni con l’obbligo di effettuare la navigazione con tempo e mare rispondenti a caratteristiche prescritte, che molto probabilmente poi non furono osservate.
La motonave <<Fusina>> risultava regolarmente classificata dal Registro navale italiano, e alla partenza da Porto Vesme, avvenuta la sera del 16 gennaio, era in possesso di tutti i documenti attestanti la sua idoneità alla navigazione.
Essa inoltre, in data 20 giugno 1969, era stata sottoposta all’ispezione annuale per gli accertamenti relativi alla preparazione professionale dell’equipaggio ed alla efficienza dei servizi di bordo per prevenire e fronteggiare eventuali sinistri.
La motonave <<Fusina>> era dotata di stazione ricetrasmittente radiotelegrafica e radiotelefonica, nonché di apparato radiotelefonico portatile per le lance di salvataggio; in occasione dell’ispezione annuale eseguita il 16 ottobre 1969 era stata accertata la perfetta efficienza di tali impianti.
Il ministero delle poste e telecomunicazioni ha assicurato che la rete costituita dalle proprie stazioni costiere di Cagliari, Roma, Genova, Trieste e Napoli, nonché da quelle della Marina militare di Augusta, Taranto e Ancona, è in grado di garantire su tutti i mari che circondano il territorio nazionale il servizio di assistenza per la sicurezza della navigazione e per la salvaguardia della vita umana in mare mediante ascolto continuo in radiotelegrafia.
Lo stesso Ministero ha provveduto ad inviare un funzionario tecnico a Cagliari, dove è installata la stazione radio costiera più prossima al luogo del sinistro, allo scopo di verificarne con prove specifiche la capacità di ricezione.
Le prove, effettuate con la collaborazione di una motovedetta della Capitaneria di porto di Cagliari e di una fregata della Marina militare, hanno confermato la perfetta copertura della zona in cui è avvenuto il naufragio.
In tale occasione è stato anche controllato il <<giornale di stazione>> e si è potuto rilevare che la stazione medesima ha espletato regolarmente il servizio intercettando comunicazioni continue da altre navi.

Premesso quanto sopra, non può non lasciare fondate perplessità la dichiarazione resa dall’unico superstite del naufragio, secondo la quale dalla nave fu lanciato un segnale di soccorso in radiotelegrafia.
D’altra parte il segnale sarebbe stato facilmente captato dalle stazioni radio costiere di Tunisi, Algeri, Marsiglia, Barcellona e Palma di Maiorca, nonché dalle navi che erano in navigazione in prossimità della zona del sinistro.
Sulla base dei dati disponibili sembra più attendibile l’ipotesi che la richiesta di soccorso non ci sia stata, o, quanto meno, che essa sia stata effettuata per mezzo del radio telefono, i cui segnali potrebbero non essere stati captati, sia perché essi hanno una portata di molto inferiore alle emissioni radiotelegrafiche, sia per il fatto che la rete nazionale radiotelefonica lascia delle zone d’ombra.
Tuttavia l’Amministrazione delle poste e telecomunicazioni, pur non avendone l’obbligo di legge, in vista delle esigenze sociali connesse all’espletamento del servizio, ha previsto di estenderlo anche oltre le ragionevoli necessità del traffico commerciale, avendo appunto di mira la copertura, tendenzialmente totale, dei mari costieri italiani.
Il programma ha bisogno di tempo per poter essere realizzato, in quanto l’entità delle forniture occorrenti ha imposto il ricorso alla procedura della gara di acquisto, attualmente in fase di aggiudicazione.
Si presume che la consegna degli apparati non potrà avvenire prima che sia trascorso un anno.
Ad ogni modo la predetta Amministrazione, su richiesta del Ministero, ha già provveduto ad installare una stazione radiotelefonica ricetrasmittente a Carloforte, gestita dal locale Ufficio marittimo, per la copertura della zona di mare prospiciente la costa sud occidentale della Sardegna.
Per quanto riguarda gli impianti per l’avvistamento ottico delle navi e dei segnali di soccorso provenienti dal mare, si ritiene opportuno precisare che tale struttura non esiste né in Italia, né in altri Paesi tradizionalmente marinari come e più dell’Italia stessa.
D’altra parte l’organizzazione di tale servizio dovrebbe poter contare su di una fitta catena di stazioni di avvistamento e sarebbe in ogni caso di scarsa utilità pratica in considerazione del loro limitato campo di azione, il quale diviene, poi, pressoché nullo con cattive condizioni di visibilità.
Stazioni di questo tipo sono esistite nel passato ma sono gradualmente scomparse con il diffondersi degli impianti radio anche a bordo delle navi di modesto tonnellaggio.
L’infruttuoso esito delle operazioni di ricerca e di soccorso non si ritiene che possa, nella circostanza in esame, essere imputato a carenze dei relativi servizi.
Le ricerche furono condotte sistematicamente e con largo impiego di mezzi; esse non dettero alcun risultato soltanto in virtù del fatto che la prima notizia del naufragio fu data da parte dell’unico superstite all’ufficio circondariale marittimo di Sant’Antioco soltanto due giorni dopo il verificarsi del sinistro.
Si assicurano i senatori interroganti che il Ministero della marina mercantile si è fatto già da tempo promotore di studi intesi a predisporre, attraverso una revisione normativa, una più adeguata organizzazione dei servizi di assistenza facenti capo alle varie amministrazioni interessate.
E’ in corso di attuazione, fra l’altro, un programma di potenziamento delle strutture di soccorso in dotazione agli uffici periferici dipendenti dal Ministero stesso che prevede in una prima fase la costruzione di 8 motovedette veloci, le prime delle quali si confida potranno entrare in servizio nel corso del corrente anno.
Per quanto riguarda il delicato accertamento di eventuali responsabilità in ordine al verificarsi del sinistro e al realizzarsi delle circostanze che ne hanno aggravato le conseguenze, si comunica che è stata appunto disposta l’esecuzione dell’inchiesta da parte di un’apposita Commissione costituita presso la Direzione marittima di Cagliari, da cui attendiamo relazione e documentazione relativa; a tale Commissione si era ritenuto opportuno, a suo tempo, aggregare tre esperti rispettivamente nel campo delle costruzioni navali, della nautica e dello stivaggio.
Alcuni elementi possono tuttavia sintetizzarsi in questi termini, dalle informazioni avute.
L’affondamento della motonave <<Fusina>> può ritenersi avvenuto per spostamento del carico di blenda, successivo ingavonamento e conseguente allagamento delle stive.
Tale ipotesi è avvalorata dalla posizione del relitto che rivolge la prua verso Porto Vesme; il che fa presupporre una manovra di inversione di rotta compiuta all’ultimo momento dal comandante che ha tentato di rientrare in porto.
Presumibilmente però tale manovra, portando ad esporre all’azione del vento e del mare il fianco più basso della nave, faceva sì che la situazione si aggravasse per l’infrangersi delle onde che invadevano la coperta.
All’atto della partenza della motonave <<Fusina>> (ore 21,15 del 16 gennaio 1970)le condizioni meteorologiche non corrispondevano alle prescrizioni del Registro navale e dell’autorità marittima.
Infatti un mare forza 5 in aumento non poteva assolutamente considerarsi né favorevole né assicurato, ed intraprendere e proseguire la navigazione con questo mare in aumento era nettamente in contrasto con le prescrizioni date dal Registro navale mediante fonogramma e annotate con inchiostro rosso sul ruolo di equipaggio dall’autorità marittima.
La nave era dotata di mezzi di salvataggio individuali e collettivi adeguati e conformi alle norme.
Sia il superstite che i cadaveri recuperati erano muniti di giubbetti di salvataggio e alcuni di salvagente anulare.
L’uso dei mezzi collettivi non fu possibile dato lo sbandamento assunto dalla nave che era dotata di due lance e di una zattera di salvataggio. I segnali ottici non sono stati visti da nessuno data l’ora, la distanza dalla costa, peraltro disabitata, e le condizioni meteorologiche.
I segnali radio in fonia sull’onda di soccorso 2182 avevano scarse possibilità di essere intercettati dalla più vicina stazione a terra, come hanno in parte dimostrato, sebbene in condizioni di tempo e d’orario diverse, le prove eseguite da un ispettore delle poste e telecomunicazioni.

Quanto alle trasmissioni in radiotelegrafia sulla frequenza relativa è da ritenersi molto improbabile che un segnale di soccorso regolarmente emesso su tale frequenza anche con il minimo della potenza prevista possa non essere ricevuto da una delle numerose stazioni RT di Campomannu, come risulta dal giornale RT della predetta stazione.
In occasione di un’ispezione eseguita il 18 ottobre 1969 alla stazione radio di bordo della <<Fusina>> era risultato fra l’altro che l’amperometro di aereo del trasmettitore a onde corte era guasto e che tale deficienza doveva essere eliminata entro tre mesi.
Non si è potuto accertare se tale deficienza fosse stata eliminata entro il tempo previsto.
La notizia del naufragio è stata data dall’unico superstite con notevolissimo ritardo forse a causa delle sue condizioni.
Tale circostanza, sommandosi all’impossibile uso delle lance di salvataggio ed alla mancata ricezione dei segnali di soccorso, ha certamente contribuito a far assumere al sinistro le tragiche conseguenze ben note.
Le operazioni di soccorso infatti hanno potuto aver inizio solo dopo che il superstite Freguia si è presentato all’ufficio circondariale marittimo di Carloforte, alle ore 18 circa del 18 gennaio 1970, dopo molte ore dal sinistro, quando ormai era praticamente impossibile il salvataggio dei naufraghi.
Salvo appunto migliori accertamenti ed elementi che non sono in possesso e che deriveranno dall’inchiesta, sembra che si possa ritenere non estranea all’incidente un’imprudente valutazione anche da parte del comandante delle condizioni meteorologiche che avrebbero prescritto di non intraprendere la navigazione con un carico della cui pericolosità era perfettamente a conoscenza.
Dobbiamo in particolare informare il senatore Gianquinto che il relitto della motonave <<Fusina>> giace su un fondale marino di 98 metri e tale profondità non ha consentito ricerche da parte di normali palombari.
Sono state possibili unicamente osservazioni con telecamera e ricognizioni da parte della nave di salvataggio della Marina militare <<Proteo>> a mezzo di torretta batoscopica, impiegata da operatori di grande profondità; i relativi risultati riguardano però soltanto la posizione e gli aspetti esterni del relitto.
Non è stato pertanto possibile, né effettuare ispezioni all'interno dello scafo né prelevare, secondo la richiesta dell'interrogante, i documenti di bordo né accertare la descrizione della stazione radio di bordo per stabilirne il grado di efficienza dopo il sinistro.
Per quanto attiene alle provvidenze relative alle famiglie colpite, il marittimo superstite e le famiglie dei dispersi hanno avuto le prestazioni da parte degli enti assicurativi e previdenziali e il Ministero ha erogato un contributo di 200 mila lire per ciascuna delle famiglie dei dispersi e di 100 mila lire a favore del marittimo superstite.
Questi inoltre hanno beneficiato di un analogo intervento assistenziale da parte del Ministero dell'interno nella misura rispettiva di lire 500.000 e di lire 200.000.
Il dolore che ha investito le famiglie dei marittimi scomparsi, l'allarme che questo episodio ha destato in coloro che hanno accettato la dura vita del mare e ha colpito così profondamente la pubblica opinione richiedono che sia fatta piena luce sugli elementi che nel loro insieme hanno determinato la triste vicenda.

Assicuro i senatori interroganti che il Ministero della marina prenderà, con piena responsabilità, atto, non appena in possesso, degli elementi dell'inchiesta in modo da poterne trarre le relative risultanze ai fini della definizione delle responsabilità, e allo scopo di assumere tutte le iniziative idonee per rendere più sicura la vita del mare e per evitare così tragici eventi.

GIANQUINTO.
Domando di parlare.

PRESIDENTE.
Ne ha facoltà.

GIANQUINTO.
Onorevole Presidente, è veramente allucinante constatare che, dopo cinque mesi dalla tragedia e con diciotto vittime, il Governo non è ancora in grado di dare una spiegazione sulle reali cause del sinistro: vi sono lati oscuri e aspetti angosciosi che turbano profondamente la coscienza di noi tutti. Ora questa situazione è aggravata dalla stupefacente dichiarazione che il Governo rende qui oggi; cioè a dire che l'inchiesta amministrativa non sarebbe stata ancora compiuta, mentre tutta la stampa nazionale ha già riportato, per riassunto, le conclusioni dell'inchiesta e ha dichiarato, senza che il Ministero abbia smentito, che le autorità inquirenti hanno consegnato il dossier dell'inchiesta al Ministero della marina mercantile. Ho qui <<Il Gazzettino>>, giornale particolarmente interessato perché le vittime appartenevano quasi tutte a Venezia e a Chioggia e la nave era iscritta al compartimento marittimo di Venezia.
In data 17 giugno <<Il Gazzettino>> riporta: <<La commissione di inchiesta presieduta dal colonnello Osvaldo Possenti, comandante della Capitaneria di porto di Cagliari, nominata dalle autorità marittime per accertare le cause e le circostanze dell'affondamento del mercantile "Fusina" ha concluso il suo lavoro dopo cinque mesi di attività. Il voluminoso dossier relativo all'affondamento della motonave carica di blenda sfusa, con le conclusioni cui è giunta la commissione di inchiesta, è stato trasmesso al Ministero della marina mercantile.
Nel corso degli accertamenti i componenti della commissione hanno ripetutamente ascoltato il racconto dell’unico superstite del naufragio; il cameriere Ugo Freguia di 28 anni da Venezia, hanno interrogato numerose persone che ebbero modo di essere a contatto con l'equipaggio o di salire a bordo del mercantile prima che salpasse la sera del 16 gennaio, hanno esaminato alcuni relitti ritrovati durante le ricerche di eventuali superstiti fra i 19 componenti l'equipaggio e hanno esaminato la relazione della Marina militare relativa alla ricognizione dello scafo del mercantile in un fondale fangoso a 90 metri di profondità.
Le conclusioni dell'inchiesta rivestono un particolare interesse, dopo che la relazione del comando militare autonomo marittimo della Sardegna sulla ricognizione compiuta dalla nave di salvataggio "Proteo" intorno allo scafo del "Fusina" ha avvalorato la ipotesi che l'affondamento della motonave possa essere avvenuto in circostanze diverse da quelle esposte dall'unico superstite.
Infatti la relazione di Marina-Sardegna precisa che il relitto è appoggiato sul lato sinistro, con prora a nord-est su un fondale di 98 metri; l'elica risulta mancante; tutta la fiancata destra presenta ampie falle, alcune del diametro di 3-4 metri, ed ingobbature tanto sull'opera viva quanto sull'opera morta. Ugo Freguia, nei suoi racconti, dopo il naufragio disse che la nave era affondata dopo lo sbandamento del carico e dopo essere rimasta per parecchio tempo inclinata su un fianco.
Il naufragio del "Fusina" avvenne il 16 gennaio, ma i soccorsi poterono scattare soltanto 60 ore dopo, quando un contadino rinvenne privo di sensi lungo la costa di Carloforte il cameriere Freguia.
Nel naufragio avvenuto a non più di due miglia e mezzo dalla isola di San Pietro, perirono tutti i 18 uomini>>. Fin qui <<Il Gazzettino>>.
La prima domanda che formalmente pongo al Governo è questa: è vero o non è vero che la commissione d'inchiesta consegnò al Ministero della marina mercantile -quindi al Governo- l'intero incartamento dell'inchiesta con la relazione e con i documenti?
Se il Governo non ha smentito queste notizie della stampa, vuol dire che rispondono a verità.
Com'è che invece qui il Governo ci viene a dire che non è in grado di rispondere alle nostre interrogazioni perché l'inchiesta non è conclusa ed ignora quindi quale sia la vera causa del naufragio?
Perché questi tentativi di fuga del Governo davanti ai precisi quesiti posti dalle nostre interrogazioni, che tra l'altro sono discusse con preoccupante ritardo, ovvero dopo 5 mesi dall'evento?
Com'è che il Governo spiega alcune cose strane?
Dunque sappiamo che la nave giace su un fondo sabbioso, inclinata sul fianco sinistro e che sul fianco destro vi sono degli squarci dell'ampiezza di 3-4 metri ed accanto ad essi delle ingobbature.
Se la nave giace su fondo sabbioso, è da escludere che gli squarci possano essere stati prodotti dall'urto della nave contro scogli, tanto più poi che gli squarci stessi sono sul lato destro, mentre la nave giace coricata sul fianco sinistro.
È indispensabile conoscere la natura di questi squarci perché il blenda è sì un carico particolarmente pericoloso, specie quando ha un grado di umidità superiore al normale, ma come spiegate, signori del Governo, l'esistenza di questi squarci e com'è che non prendete la doverosa iniziativa di accertare con controllo diretto dello scafo la natura degli stessi?
Infatti il blenda non provoca esplosioni!
Non è esplosivo!
Allora posto che è da escludere che gli squarci siano stati prodotti dall'urto della nave contro il fondo del mare che è sabbioso, posto inoltre che il blenda non esplode, dovete dirci la vera causa del sinistro, delle esplosioni che hanno prodotto gli squarci ed il naufragio il Governo è a conoscenza di tutto questo e viene qui a sciorinare una relazione burocratica, reticente, menzognera.
Il Governo infatti non può ignorare le vere cause del sinistro, né io posso accettare che nel 1970 un Governo non disponga di mezzi tecnici e scientifici per effettuare una ispezione diretta sullo scafo che giace in fin dei conti ad una profondità, non abissale, di 98 metri.
Da ciò si deduce lo scarso impegno del Governo.
La mia impressione è che esso non voglia dire la verità né le cause reali del sinistro, altrimenti oggi avremmo avuto una versione ben diversa da quella che con profonda umiliazione abbiamo qui ascoltato.
Cosa dice infatti il Governo?
Io parlo spesso con i familiari di queste vittime; è poverissima gente di Chioggia, di Venezia che attende ancora di conoscere le ragioni vere che hanno provocato la morte dei loro parenti.
È vero che la nave è salpata con un tempo proibitivo e che vi era stato un intervento del pilota del porto per convincere il capitano a non salpare e che nonostante tale intervento ed il parere contrario dell'equipaggio che protestava il capitano decideva di partire ad ogni costo e la nave salpò.
Tutto questo è vero.
Io mi domando allora: quali sono le autorità che governano il porto dal quale la nave partì?
Perché la Capitaneria di porto (se è questa che comanda) non ha bloccato la decisione del capitano di partire in condizioni proibitive e contro la volontà del suo equipaggio?
Per quali motivi il capitano della nave partì nonostante il tempo proibitivo, nonostante le proteste dell'equipaggio, nonostante il parere contrario del pilota?
Qual era la spinta, qual era l'interesse che ha determinato il capitano ad affrontare quel viaggio di morte?
Quale ruolo hanno gli armatori?
Quale la Montedison a Porto Marghera che aspettava di ricevere il carico con gran fretta in quanto precedentemente vi erano stati degli scioperi?
Perché il Governo non affronta questi aspetti della ricerca?
Perché non apre questo libro?
Perché non indaga su questo?
Le testimonianze ci sono e sono state raccolte dalle autorità; che cosa fa il Governo?
C'è una responsabilità precisa delle autorità portuali e una responsabilità politica del Governo che non va a fondo su questo che è certo uno degli aspetti principali e determinanti.
Per quali motivi il capitano è voluto partire in quelle condizioni, tanto più, signor Presidente, che nel precedente viaggio verso Venezia la stessa nave, con lo stesso carico di blenda, era stata in procinto di affondare davanti a Taranto?
Signor Presidente, la nave era vecchia, era una vecchia carcassa destinata dagli armatori ad essere venduta, dopo quel viaggio, in Sud - America; si sa che il direttore di macchina del «Fusina» ha dichiarato che con quella carretta non si sarebbe recato mai nel Sud - America perché non avrebbe voluto navigare in una bara; ci sono, ed io li ho qui, estratti di giornali di bordo, in mano delle famiglie delle vittime, redatti dai precedenti direttori di macchina del «Fusina», giornali di bordo che documentano che si trattava di una nave-carcassa, con l'apparato motore in condizioni gravissime, con l'apparato elettrico dissestato.
Abbiamo inteso il Governo ammettere che l'apparato radiotelegrafico non funzionava ed aveva avuto un permesso provvisorio di tre mesi.
È indispensabile quindi accertare le condizioni della stazione RT di bordo. E ancora: il RINA che cosa ci sta a fare?
Il RINA è al servizio della sicurezza della navigazione, della sicurezza degli equipaggi o è al servizio degli armatori?
Non è tutto.
Emerge anche un'altra cosa, signor Presidente, agghiacciante: il medico di Carloforte ha dichiarato che almeno sette naufraghi sono sicuramente morti per mancanza di soccorsi, pur avendo resistito a lungo, al limite della resistenza umana!
Arrivarono quindi vivi sulla spiaggia, sulla scogliera; vivi, talché la maglietta di taluno venne trovata su una roccia.
Ed erano nuotatori formidabili, signor Presidente.
Morirono! Come morirono? Perché?
Come si verificò questa mancanza di soccorso?
E taluno, il Renier, presentava una specie di colpo alla nuca.
Ma il Governo, le sa queste cose e non provvede; l'autorità giudiziaria non si muove ancora perché aspetta l'esito dell'inchiesta amministrativa.
Il Ballarin morì assiderato, ed è il Ballarin che aveva steso la canottiera ad asciugare, sulla scogliera. Come si verificano queste cose?
E non è vero, onorevole signor Presidente, che il Freguia prese contatto soltanto 36 ore dopo con la popolazione. Io ho il nome qui - ma non lo faccio in Aula – della persona con la quale il Freguia parlò meno di 24 ore dal sinistro.
Perché tutte queste cose non si dicono, signor Presidente? Questo angoscia quella povera gente: l'oscurità del dramma e i suoi lati inquietanti.
Il Governo ha cominciato col chiedere un rinvio per avere maggiori chiarimenti.
Il Governo quindi tenta di evadere, di non parlare.
Per quale motivo?
Io mi dichiaro non solo insoddisfatto, ma aggiungo la mia più ferma protesta per il comportamento irresponsabile del Governo.
Sono insoddisfatto anche per la risposta negativa relativamente agli accertamenti che io avevo chiesto e sui quali insisto.
Mi riservo, signor Presidente, di tornare su questo doloroso argomento con una dettagliata interpellanza, per poter esporre al Parlamento italiano e alla nazione tutti gli elementi di cui le famiglie delle vittime sono in possesso.
Mi meraviglio che il Governo non li conosca perché sono elementi gravi in ordine alla responsabilità degli armatori, dei caricatori e dei destinatari della merce, delle autorità portuali del posto; gravi anche in ordine alle assurde condizioni in cui versano le radio assistenze di quella costa.
Addirittura si è parlato del «Fusina», scomparso nella notte tra il venerdì e il sabato, soltanto la domenica sera.
Quindi una nave che fa naufragio a meno di cinque chilometri dalla costa scompare senza che nessuno se ne accorga. Si aspetta soltanto che Freguia dica di avere incontrato un pastore!
Torneremo su quest'argomento con un'interpellanza nella quale questi fatti saranno organicamente documentati e denunciati.
E chiedo ancora che il Governo ci dica se questa relazione l'ha avuta o no; e, se non l'ha avuta, perché non ha smentito le notizie che sono oramai di dominio pubblico?
Assumo l'impegno, a nome delle famiglie delle vittime, a nome delle città di Chioggia e di Venezia, di risollevare in questa sede il grave problema con la documentazione che è in nostro possesso e dalla quale già emergono responsabilità precise che il Governo sarà chiamato a colpire.
Grazie, signor Presidente.

Continua...

Fine dodicesima parte - Atto 03 - Seguono altri atti parlamentari

 

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