A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

Indice generale della rubrica "La grande Storia di Carloforte"

 

Vai alla puntata precedente della rubrica "Storia"

Vai alla puntata successiva della rubrica "Storia"

Vedi anche

16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Quinta parte

Io Tu Noi - Numero speciale "Gennaio 1970"

Alla fine degli anni 60 e agli inizi del 1970, a Carloforte esisteva un periodico a cura della Comunità Giovanile chiamato "Io Tu Noi", dove alcuni giovani carlofortini, che frequentavano l’Istituto Tecnico Nautico, scrivevano articoli sulla realtà locale.

Devo all’amico Nicolo Capriata l’avermi procurato la copia, numero speciale, del mese di gennaio 1970, dove all’interno, si trova l’intervista fatta dal signor Lalli Walter, all’unico superstite della motonave “Fusina”, il cameriere Ugo Freguja.

L’articolo è preceduto da un disegno del prof. Mario Curcio.

Ringrazio vivamente Nicolo Capriata, Lalli Walter e Mario Curcio per avermi consentito la realizzazione di questa quinta parte della sesta puntata della rubrica "Storia" dedicata alla tragedia del Fusina.

Salvatore Borghero

 

 

IO TU NOI - Numero SPECIALE
Periodico della Comunità Giovanile di Carloforte
"SOS FUSINA – UGO RACCONTA"
di

Lalli Walter

Ci troviamo all’hotel "Riviera", camera 28.

Il signor UGO FREGUJA, l’unico superstite della M/n Fusina, affondata al largo dell’isola di San Pietro, sta vivendo il retroscena del dramma recente.

CHIEDIAMO AL SIGNOR FREGUJA DI RACCONTARCI COME SI SVOLSERO I FATTI.

"Eravamo al largo delle coste dell’isola di San Pietro. Io dormivo in cuccetta; ad un tratto mi svegliano le urla del nostromo: - uscite tutti fuori, andiamo in coperta che stiamo affondando -. In quel momento non ci faccio caso, non rendendomi conto della situazione.
Dopo due o tre minuti viene il cuoco, spalanca la porta e dice:- forza, forza, fuori che il caso è grave.
Fino a quel momento non avevo dato nessuna importanza alle urla, ma quando è venuto il cuoco, ho capito che la situazione si metteva male.
Sono uscito fuori e ho visto l’inclinazione della nave talmente trasversale che ho detto tra me:- è finita -.
Ci siamo dati da fare.
Abbiam tentato di calare la lancia, ma un colpo di mare l’ha spazzata via. Abbiamo ritentato, ma la nave scendeva sempre più.
Poi il comandante ci ha ordinato di buttarci a mare.
Eravamo esitanti, infine ci siamo decisi.
Con un gruppetto di compagni ho tentato di raggiungere il faro e, con l’aiuto della corrente e un po’ nuotando, son riuscito a raggiungere la costa".

SCUSI, SIGNOR FREGUJA, UNA VOLTA IN ACQUA PENSAVA DI POTER RAGGIUNGERE LA COSTA?

"Quando mi trovavo a mare, sempre speravo, pregavo Dio, la Madonna, la mamma.
Ho avuto due congestioni; proprio prima di arrivare sottocosta credevo di morire, anche perché i miei compagni si trovavano molto distanti.
Poi, chissà, la forza della volontà, il sangue freddo, mi hanno aiutato a raggiungere la costa".

UNA VOLTA TOCCATA LA COSTA, IN CHE STATO SI TROVAVA?

"Mi bruciava la gola, tremavo come una foglia, non sapevo dove sbattere la testa, gridavo, ma è stato tutto inutile".

E’ CERTO CHE LA NAVE PRIMA DI ANDARE A FONDO ABBIA LANCIATO LO S.O.S.?

"Passando ho sentito il marconista che lanciava lo S.O.S.; si vede che non hanno ricevuto il segnale, oppure questa è zona d’ombra.
Inoltre il comandante, visti questi tentativi andati a vuoto, ha cominciato a sparare alcuni razzi, poi ha buttato una lampada fosforescente, con un’ora di autonomia".

LA GENTE DELLA STRADA DICE CHE LEI SI SIA SERVITO DEI PEZZI DI LEGNO.

"La mia salvezza è stato il salvagente, anche quando sono stato scaraventato sulla costa dai potenti cavalloni.
Poi, una volta sbalzato sullo scoglio, ho passato la notte come gli animali. Pioveva; tuoni, lampi, un disastro".

QUANDO HA SENTITO DELLA SORTE DEI SUOI COMPAGNI, COSA HA PROVATO?

"Mi sembrava una cosa impossibile e, tuttora non me ne rendo conto; anche dopo aver visto i cadaveri, mi è rimasta la speranza che alcuni si siano salvati".

DOPO QUESTA AVVENTURA PENSA DI TORNARE A NAVIGARE?

"Per me il mare è finito; ci andrò d’estate, alla spiaggia!
A costo di morire di fame; ma le navi per me…….. Ma non soltanto le navi, anche le macchine mi fanno paura".

PER CONCLUDERE, SIGNOR FREGUJA, COSA NE PENSA DELLA POPOLAZIONE DI CARLOFORTE?

"Guardi, io, al primo momento non sapevo neppure io; ero sconvolto; la gente piangeva.
Poi, un’ospitalità… non credo di trovarla altrove. Se succedeva da noi un disastro simile … c’è più menefreghismo. Qui, invece, la gente… o perché vivono molti marittimi, non so… un paese così ospitale! Una cosa mai vista! Con le barche, di notte, han fatto una colletta… vado nei bar, prendo una cosa, non prendono i soldi… prendo un pettine, tiro fuori i soldi… mi dicono:- lasci stare -. Più di così, non so!...”

LA RINGRAZIAMO, SIGNOR FREGUJA, E LE FACCIAMO I MIGLIORI AUGURI PER IL FUTURO.

(A cura di Lalli Walter)

Continua...

Fine quinta parte

 

[Torna ad inizio pagina]

Per inviare una e-mail alla redazione di "Storia" clicca qui sotto

 
     

Dal 06.09.2001

 
       

 

 

 

   

Inviare al Webmaster una e-mail con domande o commenti su questo sito web