A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

Indice generale della rubrica "La grande Storia di Carloforte"

Ritorna all'indice della rassegna stampa sulla tragedia del Fisina

 

Vai alla puntata precedente della rubrica "Storia"

Vai alla puntata successiva della rubrica "Storia"

Vedi anche

16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Terza parte

Rassegna stampa regionale sarda

Articolo 17

L'UNIONE SARDA
martedì 3 febbraio 1970

È tornato in famiglia il cameriere scampato al naufragio
Il superstite del «Fusina» non salirà più su una nave
«Nemmeno se mi riempiono d’oro tornerò a navigare» ha detto al padre.
Il commosso incontro con i congiunti.
I doni di una ragazza e del calciatore Brugnera.

Venezia, 2 febbraio 1970

Ugo Freguja, il cameriere veneziano del «Fusina», unico superstite del naufragio nel quale, la notte del 16 gennaio, morirono 18 uomini al largo della Sardegna è tornato a casa la scorsa notte.

Ad attenderlo all’aeroporto «Marco Polo» di Tessera era il padre, Pasquale.

Tra i due c’è stato un lungo, silenzioso abbraccio, interrotto da un operaio dell’aeroporto che, riconosciuto il superstite, ha voluto felicitarsi con lui per lo scampato pericolo.

Per Freguja, l’imbarco sul «Fusina» è stato l’ultimo della sua vita.

«Non tornerò più a navigare – ha detto – nemmeno se mi riempiono d’oro.

Piuttosto farò qualsiasi altro mestiere, l’inserviente, il facchino, ma non metterò mai più piede su una nave.

Il cameriere del «Fusina» ha, quindi, raccontato per l’ennesima volta l’avventura.

Salito sulla coperta della nave, dapprima cercò, con gli altri membri dell’equipaggio, di mettere in acqua la scialuppa; visto però, inutile il tentativo e compreso ormai che la nave non si sarebbe salvata, si tuffò in mare; prima di lui si erano gettati in acqua altri due suoi compagni.
Ad una sessantina di metri dalla nave si voltò e la vide inabissarsi.

Allora riprese a nuotare con calma, sfruttando la corrente e le ondate che, in alcune ore, lo sospinsero a riva.

Un «cavallone» gli fece superare d’un balzo uno scoglio e lo gettò su una spiaggetta.

Poi, si mise a cercare aiuto, incontrò un pescatore, dormì nella sua capanna e, quando ce la fece a reggersi in piedi, raggiunse la capitaneria di porto di Carloforte, dando la notizia del naufragio.

A casa, al Lido di Venezia, sulla riva che guarda la laguna, Ugo Freguja si è incontrato con la madre e con i fratelli.

E’ stato un incontro commovente, festoso.

Ai suoi parenti Freguja ha mostrato una croce d’argento che porta al collo, dono di una ragazza, e l’orologio regalatogli dal suo amico d’infanzia Brugnera, il giocatore del Cagliari, la cui abitazione è a due passi da casa sua.

Continua...

Fine terza parte - Articolo 17

 

[Torna ad inizio pagina]

Per inviare una e-mail alla redazione di "Storia" clicca qui sotto

 
     

Dal 06.09.2001

 
       

 

 

 

   

Inviare al Webmaster una e-mail con domande o commenti su questo sito web