Eventi di attualità di ieri e di oggi su Carloforte e l'Isola di San Pietro

    Carloforte, venerdì 25 luglio 2003
 
 29 aprile 1918 - Incursione in porto del sommergibile tedesco UB-48
 

Il sommergibile entrò in porto, silurò le navi, sparò sull’abitato e se ne andò

La “Grande guerra” stava finendo ma Carloforte, cittadina sardo-ligure, fu d’improvviso illuminata da terribili vampe: il cuore della notte fu sconvolto da obici che sputavano lingue di fuoco, battelli in fiamme, esplosioni assordanti.

Era il 29 aprile 1918, e il sommergibile tedesco “U-bot 48” giocò letteralmente al gatto col topo contro navi inglesi e vedette italiane. Teatro della battaglia: l’angusto porto dell’Isola di San Pietro.

 

Molti carlofortini vissero ore d’angoscia, non potendo far altro che sperare e pregare che tutto cessasse. E tutto, ovviamente, cessò. Ma due giovani donne non rividero più l’alba: in via XX Settembre, proprio davanti al lungomare, una cannonata “vagante” del sommergibile centrò una piccola veranda adiacente la loro camera da letto (nella foto accanto, la palazzina subito dopo il cannoneggiamento). Nell’attacco, oltre a loro persero la vita otto marinai inglesi. I cippi che li ricordano si trovano nel cimitero comunale. Ottantacinque anni or sono fu grande lo sgomento in paese.

 

Oggi dell’episodio quasi dimenticato (e che nei giornali dell’epoca venne appena accennato a causa della censura di guerra) si torna a parlare, e con dovizia di particolari, grazie ad una targa commemorativa che è stata sistemata sul posto durante la festa patronale di San Pietro Apostolo. Quella lontana tragedia è tutta nella sintetica lapide:

All’alba del 29 aprile 1918, nel balcone soprastante,
per una cannonata, durante il combattimento
fra il sommergibile tedesco Ub-48
e navi inglesi all’ancora,
trovavano la morte Mariangela Novella di 59 anni di Carloforte
e Giuseppina Nanni di 29 anni di Iglesias.
Possano le armi tacere ed i popoli vivere in pace.

Un ricordo che l’associazione culturale “Amici di Carloforte” ha voluto ufficializzare accogliendo la proposta di un socio che ha consegnato alla memoria civica le parole incise nel marmo. Si chiama Paolo Marcias, insegnate in pensione animato da due passioni: la storia in genere e quella particolare di Carloforte.

È il suo libro UB-48, Carloforte 1918, un episodio di guerra quasi sconosciuto (dato alle stampe l’anno scorso) a far piena luce sulla vicenda bellica del 1918.

La storia è piena di sorprese, come non si stanca di ricordare lo studioso. Una targa esisteva già, probabilmente dal 1919. Era d’altro tenore. La citava Ubaldo Nieddu in un articolo in terza pagina dell’Unione Sarda il 20 settembre 1934, intitolato “Ricordo di guerra sul mare di Carloforte”.
Quella targa diceva:

All’alba del 29 aprile 1918 un sommergibile tedesco,
comandato dal Tenente Steinhauer,
sparava cinque colpi contro l’abitato.
Qui uccideva Angela Novella e Giuseppina Nanni.
Ricordalo a eterna infamia.

Una lapide che è scomparsa nel periodo della seconda guerra mondiale, e si può capirne la ragione: allora, durante il regime fascista, l’avversario di un tempo era diventato fedele alleato.

Paolo Marcias ha riportato alla luce il diario di guerra del tenente Wolfgang Steinbauer, comandante del sommergibile tedesco che agì nella rada di Carloforte.

Vediamo, dunque, i fatti:

Nei giorni precedenti il 29 aprile 1918, l’U-Bot 48 silurò due piccoli convogli di navi inglesi. Poi si seppe che alcune imbarcazioni di quella squadra si erano rifugiate all’interno del porto carlofortino: due rimorchiatori (uno era il “Hms Dalkeith”) e il mercantile “Kingstonian” di 6600 tonnellate (in mezzo a loro).

Il comandate tedesco, dopo aver verificato che l’ingresso al porto non era minato, decise l’attacco poco dopo le cinque.
Era una giornata di calma piatta: Il “Kingstonian” fu centrato da un siluro e si spezzò in due. Il sommergibile si scatenò in un fitto cannoneggiamento a fuoco accelerato, che probabilmente colpì anche la casa in cui si trovavano le due vittime civili e che affondò anche il “Dalkeith”.

Ben sei batterie - parte installate sull’isola di San Pietro, parte a Sant’Antioco - bersagliavano l’U-Bot che tuttavia riuscì a prendere il mare aperto allontanandosi, senza neanche un minimo danno, verso le 6 del mattino.

Al combattimento presero parte anche un Mas (imbarcazione antisommergibile) e un grosso motopeschereccio armato. Ciò non impedì al sommergibile tedesco, riemerso verso Capo Sandalo, di far fuoco contro la stazione telegrafica di Capo Sperone (Sant’Antioco). Poco dopo Steinbauer vide arrivare un dirigibile e decise finalmente di andarsene, non senza aver prima annotato sul diario di bordo:

«Emerso, nebbioso, mare calmo. Mi allontano».

La quiete dopo la tempesta scatenata sull’Isola di San Pietro e che oggi tutti possono conoscere e ricordare.


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