A cura di Pier Franco Rivano

         
 

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"Curiosità", la rubrica curata da Pier Franco Rivano.


"Curiosità storiche"


FORSE NON TUTTI SANNO CHE...


Il 29.04.1918, durante il combattimento fra il sommergibile tedesco “UB48” ed alcune navi inglesi alla fonda di fronte al porto di Carloforte, una cannonata colpiva il centro abitato, uccidendo due donne.
Dal 29.06.2003 , in Via XX Settembre n.1 , l’Associazione “AMICI di Carloforte” con sede in Cagliari, ha voluto ricordare il triste episodio con lo scoprimento di una targa.

All’udienza del 18.06.1881 (vedasi “curiosità” precedente per i fatti del 07.01.1881) il Presidente del Tribunale emette una sentenza assolutoria per 23 degli 45 imputati tratti in arresto.
Maurizio Pellerano sconterà un anno di carcere, mentre Giuseppe Fisanotti e Giuseppe Cipollina a sei mesi di carcere. Gli altri condannati si vedranno inflitte pene fino a quindici giorni di carcere per frode in commercio.
Gli storici dicono che quello fu uno sciopero attraverso il quale i battellieri non ottennero nulla portando a casa da quella data in avanti meno di una lira al giorno mentre il Padronato faceva pesare il suo potere.

Il 07.01.1881 i battellieri dimostrarono contro i padroni affinché non venissero abbassati i proventi dei noli delle loro barche. Nella prima mattinata, nell’attuale Via Cavour (oggi nei pressi del distributore Agip), un carabiniere era riuscito a fermare il Pretore dell’epoca, tale Bassi, che aveva sparato un colpo in aria con la sua pistola per ristabilire l’ordine. La notte successiva, nonostante le rassicurazioni dell’allora Sindaco Segni Antonio Paolo Gerolamo (Sciù Paulin) fioccarono numerosi arresti nei confronti dei dimostranti.

Il 24.08.1738 venne eletto il primo Sindaco di Carloforte che fù Gio Battista SEGNI.
Questi era un gentiluomo genovese che si era stabilito a Carloforte.
Alla carica di Vice Sindaco venne invece eletto Francesco NAPOLI di Tabarka.
Essi vennero affiancati nell’amministrazione del paese dai consiglieri GioBatta BOCCONE, Geronimo ROSSO, Nicola BORGHERO tutti di Tabarka e da tale Giuseppe PARODI di Polcevera.

Nel 1551 una galea turca, con undici pirati, aveva a bordo alcuni schiavi Sardi: mentre era all’ancora presso l’Isola di San Pietro, otto dei turchi scesero a terra per far rifornimento di acqua. Gli schiavi sardi, sollevatisi contro i tre turchi rimasti a bordo, li obbligarono a fuggire in terra, si impadronirono della nave e fecero prigionieri i loro nemici.

Alcune ricostruzioni storiche risalenti al 1741 narrano che in precedenza l’Isola di San Pietro venne più volte visitata dal ventenne grande navigatore genovese Cristoforo Colombo.
Questi, all’epoca comandante di una nave “Saetta”, piccola e veloce galea, navigò i mari di Sardegna e Corsica praticando la cosiddetta “Guerra di corsa” sotto la bandiera barcellonese degli Angiò.
Nelle acque caroline in particolare, sembra si lanciò all’inseguimento della galeazza “Fernandina” appartenente alla flotta di Giovanni II d’Aragona.

Già nel 1736 Carlo Emanuele III, salito al trono, dispose che fossero infeudati i territori disabitati della Sardegna.
Nell'estate dello stesso anno la notizia arrivò come un fulmine a Tabarka ove Padre GIOVANNINI, missionario, convocò i "Capi-Famiglia" proponendo l'Isola di San Pietro come nuova terra ove stabilire l'intera comunità di origine pegliese. La proposta venne accolta all'unanimità sopratutto per il fatto che l'isola, per via della sua posizione geografica, si prestava straordinariamente ai traffici marittimi ed alla pesca.

Il giorno 18.06.1741, Alì Pascià, Bey di Tunisi, al comando di una flottiglia di otto galeotte e di circa 300 uomini, prende di sorpresa l'Isola di Tabarka. L'impresa fu facilitata dal fatto che al momento dell'invasione tutti gli uomini erano in alto mare a corallare.
Vennero abbattute la chiesa, le fortificazioni, case e magazzini. Vennero fatti prigionieri 840 tabarchini che per 15 anni rimarranno schiavi a Tunisi.

Dopo il primo insediamento, già nel 1744 fallì un tentativo di abitare una nuova colonia sull'Isola di San Pietro in località "Pescetti". Ben 42 famiglie neo giunte, costituite da piemontesi, maltesi e toscani, furono scoraggiate dalla malaria e da epidemie.

La statua di RE Carlo Emanuele III:
La statua eretta dai carlofortini nel 1786 per ringraziare e ricordare Carlo Emanuele III per aver spezzato le catene della schiavitù. Durante l'invasione francese nel Gennaio 1793 i carolini per paura che i repubblicani distruggessero la statua decisero in fretta e furia di sotterrarla. Ma la fretta non gli aiutò infatti la buca fatta non era abbastanza capiente e così il braccio spuntava fuori, il tempo per poter fare un'altra buca non c'era e così, mentre i francesi avanzavano e non si sapeva cosa fare, uno del gruppo diede un colpo di mazza e recise netto il braccio e la salvò. La Statua ormai è senza braccio da due secoli, infatti nel Luglio del 1793 la statua fu rimessa su così come testimonianza di tale evento.

L'isola di San Pietro nel 258 a.c. era conosciuta dagli antichi navigatori con il nome di origine fenicia "Enosim" o "Inosim".

La piccola isola di TabarKa, secondo differenti versioni, venne ceduta in concessione perpetua ai Marchesi Lomellini intorno al 1544 come parte del riscatto pagato per la liberazione del famigerato pirata Torghud. Secondo altri riferimenti storici risalenti al 1535, si narra invece che la piccola isola venne acquisita dall'Imperatore Carlo V a seguito del trattato di pace con il sultano africano, ottenendo anche la libertà dei traffici del corallo pescato che venne poi demandata ai Lomellini.

Una fra le tante versioni degli storici che attribuiscono l'isola di Tabarka al casato genovese dei Lomellini, narra che la stessa venne a suo tempo ceduta ai marchesi Lomellini come parte del riscatto pagato per la liberazione del famigerato pirata "Torghud" o "Dragut" fatto prigioniero in battaglia da Giannettino DORIA, nipote dell'Ammiraglio Andrea DORIA.

 

Nel 1599 un mercante cagliaritano, tale Pietro PORTA, nel corso di uno dei suoi tanti viaggi ebbe a notare nei fondali intorno all'isola di San Pietro una notevole quantità di banchi corallini e un notevole numero di tonni. A seguito di tale scoperta, la pesca del corallo venne praticata fin dal XVII secolo dai pescatori di Alghero, Bosa e Castelgenovese, oggi meglio conosciuto come Castelsardo.


Nel 1737, ossia un anno prima dello sbarco dei "Carolini" o "Tabarchini" nell'isola di San Pietro, venne stipulato all'articolo 5 della Convenzione di infeudazione fra il Regno di Sardegna ed il Marchese della Guardia "la libertà di far pescare il corallo agli abitanti dell'isola e ai forestieri nel raggio di mare di trenta miglia, nella parte fra ponente e mezzogiorno".

Il "lauto" compenso per le notevoli fatiche dei galanzieri che scaricavano dalle stive dei barconi a spalla il minerale di piombo (galena) trasportato dalle miniere del Sulcis, era nell'anno 1870 mediamente di lire 6 e 25 centesimi a tonnellata da dividere in 11 parti fra l'armatore, il padrone e fra i marinai che solitamente erano sette. La maggior parte dei galanzieri doveva cambiare mestiere entro i 45 anni di età a causa delle notevoli fatiche sostenute.

L'ingegnere piemontese Augusto La Vallèe nell'aprile del 1738, a soli due mesi dallo sbarco dei coloni Tabarkini sull'Isola di San Pietro, aveva redatto una carta manoscritta ad acquarello a colori nella quale egli citò testualmente nella legenda "...i luoghi ove le galeote ponno sbarcare". Fra questi luoghi vi erano "Punta Nera" , "Punta delle Colonne", ossia nelle cale oggi conosciute con i nomi di Bobba e Guidi e numerose altre.

Nel maggio 1793 allorquando l'isola di San Pietro venne occupata dalle truppe francesi venne da essi ribattezzata "Isola della Libertà".
Infatti l’occupazione francese di Carloforte iniziò il 7 gennaio 1793, per terminare il 25 maggio 1793, quando la flotta spagnola intimò la resa ai francesi.

 

Quando nel 1540 il primo gruppo di pegliesi si trapiantò nell'isola di Tabarka, era cosi composto: 272 corallari, un governatore, un magazziniere, un cantoniere, 80 manovali, 32 artigiani, calafatti, carpentieri, falegnami, muratori e 70 soldati, in tutto 471 uomini, più le relative famiglie.



Il primo sbarco di tabarkini sull'isola di San Pietro avvenne in questo modo:
Il 22 febbraio 1738, 86 persone approdarono in Cagliari dove l’indomani avrebbero cominciato la quarantena. Questi arrivarono a Carloforte ai primi di marzo (il documento è in lingua francese).

Nel mese di ottobre 1738 vengono distribuiti i primi lotti a "Taccarossa", alla "Tacca bianca" ( oggi Macchione) per un totale di 118 lotti per altrettante famiglie.

Sempre nel 1738 i primi tabarkini colonizzatori dell'isola di San Pietro, per poter costruire le prime "baracche" ed il forte dedicato a Carlo Emanuele III , si stabilirono temporaneamente nei dormitori delle tonnare di Portoscuso da dove ogni giorno facevano la spola da e per l'isola. Pescatori dunque improvvisati: muratori, fabbri, contadini ed altro.

18.6.1741. Invasioni tunisine sull'isola di Tabarka. Ben 840 tabarkini fatti schiavi dal Bey di Tunisi. Il periodo di schiavitù durerà 15 anni.

Nel giugno del 1741 il duca di San Pietro stabilì che per la costruzione delle prime abitazioni avrebbe pagato del proprio "li Maestri" mentre i Carolini avrebbero pagato i 20 uomini "A turno di di guardia" con "quattro soldi" al giorno ed a 24 ragazzi cui competeva un "pane al giorno".

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Dal 06.09.2001

 
       

Ultimo aggiornamento: domenica, 22. aprile 2012 12:35:02

 

 

   

 
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