Sulla rotta della memoria con il vento del sogno

         
 

Sulla rotta della memoria con il vento del sogno

   

 

Conclusioni - Ciò che resterà interiormente

Essenzialmente, la "Rotta degli Avi" nacque da un grande desiderio. "Grande" nel rievocare (anche se molto alla lontana) il viaggio che alcune famiglie pegliesi intrapresero alla ricerca di un futuro migliore.

Questo fu lo stimolo primario che mi permise di credere nell'impresa e mi diede la voglia di trasformarla in realtà.
Realtà che mi ha dato modo di condividere questo sogno con persone animate dallo stesso spirito, persone con le quali dover convivere in un ambiente molto ristretto: Una barca di soli 12 metri. Persone che fino a quel momento, ad eccezione di Maurizio, mi erano estranee. Una sfida nella sfida!

Ciò che mi ha aiutato a mantenere fede agli obiettivi che mi ero prefissato sin da quando posi le basi per la realizzazione del progetto, è stata la voglia di riuscire, contando solo sulle proprie forze, a giungere là dove il nostro desiderio ci spinge. Questa doveva essere stata la linfa vitale che alimentò le imprese dei grandi viaggiatori del passato!
La stessa linfa mi ha nutrito e spronato lungo tutta la navigazione.

Certamente, oggi è ben più facile intraprendere un viaggio come questo. Disponiamo di tecnologie avanzate e conoscenze che senza dubbio rendono la permanenza in mare molto più "scontata" e molto meno rischiosa. Tuttavia le emozioni possono essere vissute con lo stesso entusiasmo di allora, con la stessa candida genuinità.

Nessun documentario o testo avrebbe potuto prepararmi emotivamente all'incontro con il branco di delfini a circa 40 miglia da Capo Corso.
La gioia che mi hanno trasmesso è difficile da descrivere.
I delfini sono esseri supremi, di rara bellezza ed intelligenza. Sono riuscito a captare il loro amore per la vita, per la sfida, per il gusto del gioco, per l'armonia del gruppo...
Tutto questo mi ha fatto riflettere: Se quelle creature, così in armonia con la natura, hanno deciso di avvicinarsi e di comunicare con noi attraverso il gioco, cavalcando le onde di un mare dolce e tranquillo, riuscendo a trasmetterci un senso di pace e silenzio spezzato solo dal rumore dei loro tuffi, dai loro schiamazzi e dalle nostre voci, beh.... tutto questo non poteva che essere un segno divino, benaugurante per lo svolgimento del nostro viaggio.

Ed effettivamente, a livello di navigazione, siamo stati molto fortunati: il tempo si è mantenuto ottimo, a volte talmente calmo che mancava il vento, ma non ci siamo fermati e siamo scivolati velocemente diretti verso la nostra meta: "Il beneamato Scoglio".

Più ci avvicinavamo, più cresceva in tutto l'equipaggio la consapevolezza di essere stati "proprio bravi".

Siamo partiti in otto, suddivisi equamente in uomini e donne. Ognuno di noi aveva motivazioni diverse: chi voleva semplicemente trascorrere qualche giorno di vacanza, chi far ulteriore pratica di vela, chi (come me) è partito per il gusto dell'impresa e per una sfida personale, chi voleva , finalmente, toccare il suolo dell'amato scoglio.
Malgrado la diversità estrema di ciascuno di noi, si è creato un gruppo unito, che ci ha regalato momenti di goliardia e divertimento davvero piacevoli. Certamente, non è stato facilissimo convivere in uno spazio così ridotto, senza che i desideri e le esigenze di ciascuno intaccassero quelle altrui. Fondamentale è stata la tolleranza, l'elasticità mentale, la capacità di adattamento e la ricerca di un punto di equilibrio soddisfacente per tutti, nonché una dose abbondante di "buon senso".

Quando sono salito in barca, mi sono ripromesso di vivere intensamente quell'esperienza, e così è avvenuto. In tutti i suoi aspetti.
Dal momento in cui abbiamo lasciato Pegli, galvanizzati dalla splendida manifestazione della circoscrizione locale, fino all'ingresso nel porto di Carloforte, dove il caro Angelo Borghero e suo figlio Alberto ci hanno accolti e scortati fino all'ormeggio. È stato un susseguirsi di emozioni intense e piacevoli.

Il culmine di tutto questo si è raggiunto riabbracciando i nostri cari e gli amici dello Scoglio, che hanno saputo accoglierci con grande affetto, organizzando (a capo di tutto il mitico Angelo) anche una superlativa cerimonia in Comune l'indomani.

Che altro aggiungere?

Spero di avere la possibilità in futuro di ripetere questa impresa e di riuscire a coinvolgere anche coloro che avrebbero voluto parteciparvi, ma "non se la sono sentita"...

Un ringraziamento di cuore va agli amici della Pro Loco di Pegli e della Circoscrizione Settima Ponente di Genova, agli amici che sono venuti a darci il loro saluto alla partenza, agli amici che ci hanno atteso al nostro arrivo, alle autorità di Carloforte che ci hanno accolto con grande ospitalità, ma soprattutto a tutti gli amici della mailing list che ci hanno sopportato e supportato per tutti questi mesi.

A risentirci a presto.

Luca

"Sulla rotta degli Avi" le mie conclusioni

La mia conclusione,che mi è balenata in mente mentre la prua del SAIPH doppiava i fanali verde e rosso del porto di Carloforte è, che molto semplicemente, dopo mille difficoltà e cento piccoli problemi, lo abbiamo fatto.

L'ho fatto io per me stesso, per le sensazioni che mi ha regalato nei diversi momenti vissuti felicemente, e per i momenti in cui le nostre forze e la nostra comune determinazione sono state messe alla prova, e perché è stato bello mentre ci avvicinavamo nelle ultime miglia pensare per un momento" perché tu Nonno lo avresti fatto esattamente così".

Lo abbiamo fatto con ognuna delle sette persone che erano a bordo e che seppure con motivazioni diverse, che mi piacerebbe ognuno di loro potesse scrivere personalmente (e li invito a farlo), ci siamo ritrovati a condividere insieme questo tempo, che tanto mi ha segnato e tanto ancora mi ha insegnato.

Lo abbiamo fatto per i "Carlofortini del mondo" che avrebbero voluto esserci e non ci sono stati e per tutti quelli che in ogni occasione ci hanno seguito ed incoraggiato.

Lo abbiamo fatto, perché la forza di una idea ci ha riempito le vele e ci ha fatto sentire che "Sulla rotta degli AVI" era il luogo e il momento dove volevamo essere e per il quale sentivamo è valsa la pena di sacrificare tempo ed energie.

Lo abbiamo fatto per la memoria degli AVI per potere condividere l'emozione di vedere, in una meravigliosa giornata di sole e di mare, il profilo di uno scoglio comparire dal mare e materializzarsi davanti ai nostri occhi e abbiamo sentito, che quel luogo che compariva davanti ai nostri occhi quel giorno era ancora di più il nostro "Paise", il nostro "Schoggiu".

Abbiamo guardato insieme quel profilo nella luce del mattino e abbiamo avuto la conferma che la notte passata in navigazione per arrivare in tempo per godere quello spettacolo era stata spesa bene, così quando l'ancora ha toccato il fondo sulla sabbia di Guidi abbiamo conquistato il trofeo più bello.
La nostra isola verde, quella che noi siamo riusciti a vedere e che arrivando sempre dal lato della spiaggia non si può comprendere.

Lo abbiamo fatto con le nostre forze di navigatori, che seppure coscienti dei propri limiti, sfidando quei limiti ancora una volta abbiamo ritrovato una nuova misura di noi stessi, scoprendoci capaci di sfidarci e di sorprenderci.

Lo abbiamo fatto perché molto semplicemente, quando ci abbiamo pensato la prima volta abbiamo non solo creduto che sarebbe stato possibile, ma che ne sarebbe sicuramente valsa la pensa per noi stessi, e perché da oggi quando penseremo a noi stessi ci sentiremo più Carlofortini, e più Tabarkini ancora di quanto non ci sentivamo già prima.

Altri forse lo avevano gia fatto senza tanto clamore, e altri forse lo faranno dopo di noi, e la punta delle colonne accoglierà anche loro con la stessa benevolenza ma a noi otto, equipaggio del Saiph ci piace pensare, con una punta di malcelato orgoglio, che la rotta della memoria è nostra, perché abbiamo voluto "ricordarla" e metterla in pratica, e che il vento del sogno è quello che ha riempito le nostre vele.

Mi piace pensare a Silvia e ricordare anche lei come un ricordo speciale seppure tragico e terribile di quei momenti, di cui porterò sempre nel mio cuore qualcosa di indelebile e profondo, di lei e del suo amore per il mare "scoperto" in quei giorni.
Ciao Silvia, che tu possa navigare oggi tra mari sereni e venti dolci e leggeri...

Per concludere voglio rispondere a due osservazioni che ho sentito.

Qualcuno mi ha detto: "chissà come mai non ci hanno pensato prima ... che strano... neanche un carlofortino..." qualcun'altro mi ha detto : " il titolo sulla rotta degli avi, è mio. ci avevo pensato prima io, l'idea è mia".

A tutti rispondo che pensare una cosa così è facile, molto più difficile è realizzarla, mettendoci impegno, fatica e passione, e come recita il motto della nostra Marina Militare Italiana, che mi sembra molto appropriato per l'occasione, dico:

"Non a colui che inizia, ma a colui che persevera..."

Che la nostra perseveranza sappia condurci verso la nuova meta che già comincio a intravedere...

Maurizio

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Dal 06.09.2001

 
       

 

 

 

   

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