A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

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16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Settima parte

Rassegna stampa nazionale

Articolo 30

IL MESSAGGERO SARDO
martedì 24 febbraio 1976

Sarà rievocato in tribunale un drammatico
naufragio che costò la vita a 18 marinai

Sette imputati per il «Fusina»

La drammatica vicenda legata al naufragio del mercantile «Fusina», inabissatosi al largo dell’isola di Carloforte nel gennaio di sei anni fa, sarà rievocata davanti ai giudici del tribunale penale cagliaritano nel mese di maggio.

Il processo vede imputate sette persone rinviate a giudizio per i reati di naufragio colposo plurimo.

L’affondamento del mercantile provocò infatti la morte di 18 dei 19 componenti l’equipaggio.

Gli imputati sono il capitano Mario Borsani di 46 anni da Milano, direttore della società armatrice del «Fusina», il comandante l’ufficio circondariale marittimo di Portovesme Franco Pistis, l’incaricato del registro navale Erasmo Da Sarcina, ed i funzionari della società «Monteponi-Montevecchio» Mario Spinas, Renato Guerriero, Giuseppe Parisi e Mario Honnorat.

Il capitano Borsani, oltre che di naufragio colposo ed omicidio colposo plurimo deve anche rispondere di simulazione di reato in relazione alla denuncia di un furto negli uffici della società presentata alle forze dell’ordine.

Durante l’impresa ladresca, secondo l’esposto, scomparvero dagli uffici alcuni documenti riguardanti il mercantile.

A carico di Franco Pistis pende inoltre l’accusa di falso in scrittura privata per avere, stando alle motivazioni del rinvio a giudizio, alterato in un documento l’indicazione del grado di umidità del minerale contenuto nelle stive della nave al momento del naufragio.

Il mercantile «Fusina» di 2.706 tonnellate di stazza lorda, era affondato il 16 gennaio del 1970 dopo aver lasciato, con 19 uomini a bordo, gli ormeggi dello scalo marittimo di Portovesme dove aveva caricato 3.995 tonnellate di blenda sfusa.

Unico superstite del naufragio era stato il cameriere di bordo Ugo Freguja di 31 anni da Venezia.

Il marinaio era stato rinvenuto privo di sensi su una spiaggia di Carloforte due giorni dopo la tragedia.

Nessuno, prima del ritrovamento del Freguja, si era reso conto dell’affondamento della nave.

Ricostruendo agli inquirenti il dramma del mare il marinaio veneziano aveva affermato che il mercantile si era inabissato rapidamente dopo un improvviso sbandamento del carico.

Nel corso delle ricerche dei naufraghi, durate diversi giorni, i soccorritori recuperarono i corpi di tredici dei diciotto membri dell’equipaggio periti.

Vennero infatti ritrovati i cadaveri del comandante del «Fusina» Mario Catena di 52 anni, del secondo ufficiale di coperta Giordano Voltolina di 61 anni, dell’ufficiale radiotelegrafista Giovanni Nordio di 27 anni, del direttore di macchina Sergio Renier di 31 anni, del primo ufficiale di macchina Erminio Doria di 31 anni, del nostromo Duilio Padoan di 48 anni, dei marinai Domenico Bonaldo di 36 anni e Giuseppe Ballarin di 32 anni, del capo fuochista Sergio Doria di 52 anni, dell’operaio meccanico Francesco Ravalico di 37 anni, degli ingrassatori Nicola Farinola di 24 anni e Giulio Scielzo di 24 anni e quello del cuoco Giovanni Lenzovich di 56 anni, tutti originari delle zone di Venezia e Trieste.

Risultano tuttora dispersi il primo ufficiale di coperta Giacinto Gimma di 32 anni, il secondo ufficiale di macchina Giacomo Canova di 47 anni, i marinai Giuseppe De Gennaro 33 anni e Felice Spanio di 56 anni, ed il mozzo Angelo Barbieri di 15 anni.

I familiari delle 18 vittime si sono costituiti parte civile nel procedimento contro i sette imputati.

Lo scafo del mercantile è stato localizzato ad una profondità di 98 metri al largo dell’isola di San Pietro.

Nel corso delle ispezioni, effettuate durante l’inchiesta giudiziaria, sono state rilevate sulla fiancata destra dello scafo ampi squarci e profonde ingobbature.

Una perizia tecnica disposta dal magistrato inquirente, compiuta in base ai risultati delle ispezioni sottomarine ed allegata agli atti processuali, indica come unica causa dell’affondamento lo spostamento del carico nelle stive, spostamento causato da motivi a loro concorrenti.

Sette, secondo la perizia, sono i motivi che hanno determinato lo spostamento del carico: l’inidoneità della nave a trasportare carichi pesanti alla rinfusa soggetti a scorrimento e costipamento, l’imbarco a bordo di un carico molto più umido di quanto dichiarato all’autorità portuale, l’imbarco di una quantità di carico notevolmente superiore a quella concessa dal regolamento di bordo libero, il mancato zavorramento della nave, la partenza della nave in condizioni di mare e di tempo avverse, la mancanza del fasciatura nella stiva di poppa, e l’insufficiente altezza della fasciatura nelle stive di prora e di centro.

Continua...

Fine settima parte - Articolo 30

 

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