A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

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La tragedia del Fusina

Settima parte

Rassegna stampa nazionale

Articolo 22

VENEZIA NOTTE
sabato 24 gennaio 1970

Le telecamere esploreranno il relitto
localizzato dalle navi della Marina Militare

Cagliari, 24 gennaio

Altri quattro naufraghi del cargo «Fusina» avevano raggiunto la costa vivi e sono morti, poi, sugli scogli.

A questa agghiacciante constatazione si è giunti grazie alle perizie necroscopiche effettuate su richiesta del pretore di Sant’Antioco dal dottor Felice Maurandi.

Ieri si è detto che sicuramente il marinaio Giuseppe Ballarin è riuscito a raggiungere la terra, dopo aver nuotato per cinque ore, sulla scia di Ugo Freguia, ma che è morto per assideramento e non per asfissia.

Il corpo di Giuseppe Ballarin era stato trovato, infatti, sugli scogli dell’isola di San Pietro.

Oggi si apprende che altri quattro naufraghi sono riusciti a toccare terra ma sono morti o per le ferite riportate per essere stati sbattuti dai marosi contro gli scogli, o per asfissia.

Il dottor Felice Maurandi ha effettuato l’autopsia di sette salme, ma non ha voluto rendere noto il risultato delle sue perizie; si sa solamente che per lo meno quattro marittimi del «Fusina» erano riusciti ad avvicinarsi alla salvezza.

Pare certo che oltre al Ballarin, anche il marinaio Domenico Bonaldo abbia potuto toccare terra.

Dello sventurato Bonaldo (che aveva 26 anni) sarebbe stata trovata sugli scogli una maglia.

Il corpo del Bonaldo è stato ripescato, peraltro, in mare; ma la necroscopia avrebbe permesso di accertare che la morte era dovuta ad assideramento e non ad asfissia per annegamento.

Non si hanno altri particolari; infatti l’indagine condotta dall’ufficio circondariale marittimo di Carloforte, e coordinata dall’ispettore generale del ministero della Marina dottor Antonio Azario e dal colonnello Osvaldo Possenti comandante la capitaneria di porto di Cagliari, non consente, dato il severo riserbo, di sapere quale sia il numero dei naufraghi che non sono morti per annegamento, ma per altri motivi, e cioè o per assideramento, o per le ferite riportate per essere stati sbattuti sugli scogli.

I corpi finora sicuramente riconosciuti sono quelli del primo ufficiale di macchina Erminio Doria del secondo ufficiale Giordano Voltolina, del capitano direttore di macchina Giorgio Renier, del radiotelegrafista di bordo Giovanni Nordio, del nostromo Duilio Padoan,dei marinai Giuseppe Ballarin, Francesco Ravalico, Nicola Farinola e Domenico Bonaldo.

Ieri poco prima del mezzogiorno sommozzatori dei Carabinieri giunti da Roma hanno ripescato nella zona di Punta Cannoni il cadavere di un’altra vittima che è stato trasportato all’obitorio di Carloforte.

Fino a ieri sera la salma non era stata identificata.

Alle operazioni di soccorso partecipano due navi della Marina Militare, due della Capitaneria di porto, tre elicotteri dei Carabinieri e reparti di sommozzatori dell’Arma e dei Vigili del Fuoco.

Si apprende, intanto, che la prova di trasmissione in fonia da bordo della motovedetta «C.P. 306» della capitaneria di porto di Cagliari, che ha incrociato - come avevamo annunciato - al largo di Capo sandalo, avrebbe dato esito positivo.

Nonostante, cioè la «C.P. 306» si trovasse nel famoso «cono d’ombra», la stazione di Campumannu avrebbe captato il segnale, sia pure disturbato da molte interferenze.

Ieri sera si è riunita a Cagliari la commissione d’inchiesta nominata dal ministero della Marina Mercantile per accertare le circostanze in cui è avvenuto il naufragio del mercantile.

Della commissione - presieduta dal comandante della capitaneria di porto di Cagliari, Possenti - fanno parte un ufficiale superiore della Marina militare, in Ingegnere navale e un capitano di lungo corso.

Nel corso della riunione - che è terminata a tarda notte - sono stati ascoltati il Capitano De Michelis, comandante dell’ufficio circondariale di Carloforte della capitaneria di porto, e il cameriere di bordo Ugo Freguia, scampato al naufragio.

Sull’esito della commissione non si è appreso alcunché.

La commissione riferirà al ministero della Marina mercantile le conclusioni cui è giunta durante l’inchiesta.

Per quanto riguarda il relitto avvistato a due miglia e mezzo da Punta delle Oche, nella zona di Capo sandalo, dalle navi della Marina Militare, grazie agli apparati elettronici ed agli scandagli sonori, si può precisare che si tratta di una nave della lunghezza approssimativa del «Fusina», che risulta inclinata su un fianco.

Il relitto giace ad una novantina di metri di profondità.

Non si può affermare categoricamente che si tratti della motonave «Fusina»; anche se ci sono molte probabilità che sia così.

Per poter avere una risposta esauriente all’interrogativo del momento la Marina Militare ha richiesto la speciale attrezzatura di telecamere subacquee per esplorare il relitto.

Le telecamere «sub» dovrebbero giungere oggi in aereo a Carloforte.

Carlo Patrizi

Continua...

Fine settima parte - Articolo 22

 

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