A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

Indice generale della rubrica "La grande Storia di Carloforte"

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16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Settima parte

Rassegna stampa nazionale

Articolo 14

VENEZIA NOTTE
mercoledì 21 gennaio 1970

«FUSINA»: instancabile opera di ricerca della Marina Militare
IL MARE HA RESTITUITO FINORA SOLO 8 SALME

Altri due corpi sono stati recuperati - Identificati soltanto 6 membri dell’equipaggio -
Il sindaco di Chioggia partito per la Sardegna

La Notte, nostro servizio
Cagliari, 21 gennaio

Il mare ha restituito finora, soltanto otto delle diciotto salme (ormai purtroppo le speranze di trovare in vita qualche naufrago sono da considerarsi praticamente nulle) dei membri dell’equipaggio della motonave «Fusina» affondata nelle acque della Sardegna durante la notte fra venerdì e sabato.

Come noto soltanto domenica sera si è sparsa a notizia del naufragio quando il cameriere di bordo Ugo Freguia, dopo aver nuotato per tutta una notte ed aver dormito per un giorno intero, ha narrato a frasi smozzicate la tragica avventura di cui è rimasto vittima.

Fino a ieri sera le salme dei marittimi veneziani e chioggiotti recuperate in mare grazie all’opera instancabile dei mezzi della Marina Militare e della Guardia di Finanza, erano sei.

Ma ieri prima che facesse notte erano state avvistate altre due salme che, peraltro non era stato possibile recuperare.

Le due salme sono state recuperate questa mattina.

Finora sono state identificate sei delle otto salme recuperate: sono quelle del primo direttore di macchina Giorgio Renieri (32 anni) abitante a Venezia in Castello 481; del meccanico Francesco Ravalico (38 anni) da Trieste, Via Baiamonti 14; del nostromo Duilio Padoan (50 anni) da Chioggia, Via San Giacomo 95; del radiotelegrafista Giovanni Nordio (28 anni) da Chioggia, Via Manzoni 540; del marinaio Giuseppe Ballarin (33 anni) da Mestre, Via Vergottini; dell’ingrassatore Nicola Farinola (25 anni) da Molfetta;

Il mare, il crudele mare che ha stroncato diciotto vite, tiene ancora nelle sue spire mortali, altri dieci corpi.

Intanto a Carloforte si attende il sindaco di Chioggia, il quale ha voluto essere accanto ai congiunti delle vittime di questo inspiegabile dramma del mare.

Ieri c’è stata nella chiesetta di Carloforte un rito funebre per le vittime del naufragio; ha officiato il rito il parroco di sant’Antioco.

Al rito ha presenziato, oltre ai familiari delle vittime (nella navata del tempio c’erano sei bare) chiusi nel loro immenso dolore, anche il sottosegretario alla Marina Mercantile Marmironi.

Alla fine del rito un gruppo di studenti dell’Istituto Nautico di Carloforte ha inscenato una manifestazione innalzando cartelli di protesta.

Gli studenti hanno chiesto al sottosegretario che il governo si presti affinché venga rafforzata la rete di avvistamento costiero (posti radio ecc.) per evitare il ripetersi di simili tragedie che gettano nel lutto tante famiglie di marittimi.

Gli studenti hanno consegnato al sottosegretario una lettera.

Abbiamo rivisto questa mattina Ugo Freguia, il marittimo unico superstite del naufragio.

E’ ancora frastornato, anzi sembra che dopo essersi rallegrato per il fatto di essere l’unico rimasto miracolosamente vivo, risenta del tremendo choc; si renda conto della tragica fine dei suoi compagni.

Ugo Freguia ieri ha finalmente telefonato ai suoi genitori al Lido.

Il giovane ha rassicurato i genitori ma ha detto che per il momento non è possibile rientrare perché deve collaborare all’inchiesta ed al riconoscimento delle salme.

L’inchiesta sul naufragio viene condotta dall’ufficio marittimo di Carloforte, comandato dal capitano Angelo Porcu.

Carlo Patrizi

FORSE IL MARCONISTA HA COMMESSO
UN ERRORE USANDO IL RADIOTELEFONO

«L’impianto radio telegrafico del «Fusina» era uno dei migliori.

Era composto da un trasmettitore ad onde medie della potenza di 100 watt ed uno ad onde corte di 300 watt, più un radiotelefono per le trasmissioni a distanza ravvicinata.

Oltre ad essere modernissimo era anche uno dei più completi».

Chi parla così è il signor Bozzao, capo-ufficio della Sirm, una delle due società concessionarie dell’amministrazione delle poste per l’installazione del servizio radioelettrico a bordo delle navi.

Ed è stata proprio la Sirm, che, non solo ha installato le apparecchiature, ma ha anche fornito il marconista, Giovanni Nordio.

«Come si spiega - abbiamo chiesto al dirigente della Sirm - che neanche con quelle apparecchiature così potenti nessuno abbia captato nulla?».

«Il fatto è, ritengo, che il marconista deve aver usato il radiotelefono.

Data la vicinanza delle costa, deve aver pensato che la chiamata fosse facilmente udibile, ignorando naturalmente di trovarsi in un cono d’ombra.

Infatti se avesse usato il radiotelegrafo - continua il signor Bozzao - la chiamata sarebbe stata captata almeno dall’autoallarme installato a bordo di tutte le unità.

Invece nessuno ha udito nulla».

«Cosa si potrebbe fare secondo lei per eliminare i coni d’ombra?».

L’unica cosa da fare è installare delle stazioni nuove.

Per il resto si può solo dire che il servizio fornito dalle stazioni d’ascolto e sufficientemente, buono nel complesso».

Se questa è l’opinione della Sirm, che è nel gruppo Finmare, non diversa è l’opinione dell’altra società concessionaria, la Telemar, che è un’emanazione dell’armamento libero:«Le stazioni di ascolto sono disseminate lungo tutte le coste italiane - ci ha detto il dottor Zanetti, dirigente della Telemar - ad una distanza di circa 200 chilometri l’una dall’altra.

Ma purtroppo in particolari zone si formano dei coni d’ombra, nei quali le trasmissioni diventano molto difficili.

Ciò accade spesso in presenza di coste frastagliate.

Così ad esempio un altro cono d’ombra esiste ad Ancona a causa del promontorio.

Per eliminarli non c’è altra soluzione che installare nuove stazioni.

Il ministero delle poste - conclude il dottor Zanetti - ha posto allo studio un ampliamento della rete».

Un analogo fenomeno si verifica anche qui a Venezia.

Infatti le navi che percorrono la rotta che da Sansego porta a Pola non possono essere sentite da Radio Venezia.

Ce lo conferma il cavalier Giovanni Ballarin, dirigente della stazione del Lido.

«Il fenomeno purtroppo si verifica in determinate condizioni, in particolari ore del giorno, e quando accade non siamo in grado di effettuare nessuna comunicazione.

In questi casi le chiamate sono captate da Ancona, o da Trieste, che poi ce le ritrasmettono».

«La stazione del Lido è simile a quella di Capo Mannu?», abbiamo chiesto al cav. Ballarin.

«Certamente - ci ha risposto - tutte le stazioni sono fornite di impianti simili.

E cioè di un transarchtic, che lavora in tandem con un amplificatore Marconi da 400 watt, e di un altro transarchtic da 70 watt sulla frequenza di soccorso.

In più qui a Venezia abbiamo anche un servizio portuale per panfili.

Ma questo ovviamente si giustifica con la particolare situazione turistica della zona».

In pratica quindi secondo i tecnici così spiegano perché l’SOS non sia stato captato: la nave improvvisamente si trova in difficoltà.

Il marconista, che probabilmente stava riposando, si precipita al radiotelefono perché è il mezzo più celere per trasmettere i dati necessari per individuare la posizione della nave.

Quando si accorge che nessuno lo sente, è ormai troppo tardi per usare il radiotelegrafo, che avrebbe fatto scattare l’autoallarme anche su altre navi, e così, si compie la tragedia.

In precedenza si ricorda solo un caso simile, di una nave scomparve 5 anni orsono nel Canale di Sicilia senza che nessuno ne abbia più saputo niente.

Ma in quel caso non vi furono superstiti.

Gustavo Bocchini

Continua...

Fine settima parte - Articolo 14

 

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