A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

Indice generale della rubrica "La grande Storia di Carloforte"

Ritorna all'indice della rassegna stampa sulla tragedia del Fisina

 

Vai alla puntata precedente della rubrica "Storia"

Vai alla puntata successiva della rubrica "Storia"

Vedi anche

16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Settima parte

Rassegna stampa nazionale

Articolo 09

VENEZIA NOTTE
martedì 20 gennaio 1970

INSPIEGABILI LE CAUSE DEL NAUFRAGIO AL LARGO DELLA SARDEGNA
IN FONDO AL MARE IL MISTERO DELLA "FUSINA"

Un’ondata avrebbe potuto far spostare il carico - Rotte le traversine della stiva? -
L’unico superstite non sa dare una spiegazione

Nostro servizio, Cagliari, 20 gennaio

Ugo Freguia il marittimo veneziano unico superstite del naufragio della motonave "Fusina" è ancora sotto la tremenda impressione della tragedia che ha distrutto la vita dei suoi 18 compagni.

Parla, ma si comprende che parla come per liberarsi di un incubo, e parla in maniera disordinata, caotica.

Tanto caotica che oggi ha modificato in parte la sua prima versione dei fatti.

In un primo tempo Ugo Freguia aveva detto, tra l’altro, che la nave si era repentinamente inclinata ed era affondata quasi subito.

O per lo meno tanto presto da non consentire nemmeno che si calassero le scialuppe di salvataggio in condizioni utili.

Oggi il cameriere di bordo dice, invece: «A un certo punto il comandante, visto che non si riusciva più a governare la nave ci ha ordinato di indossare i salvagente, poi forse dopo mezz’ora o anche un’ora, ci ha ordinato di buttarci in mare. I naufraghi si sono allontanati dal relitto che stava affondando; la nave ha continuato lentamente ad inclinarsi, quindi è stata inghiottita dal mare».

- Dove si trovava lei quando la nave dimostrava di non poter resistere ai marosi?

«Ero in coperta; al momento dello sbandamento ero sotto coperta, poi mi hanno chiamato su. Quando è stato dato l’ordine di buttarsi a mare sono stato il terzo a tuffarmi. Mi sono allontanato rapidamente con altri compagni, per il timore che i gorghi ci risucchiassero assieme alla nave che affondava.

Per qualche tempo ho visto i miei compagni, poi li ho persi di vista. Mi sono messo allora a nuotare dopo averli chiamati un po’ per sentire se rispondevano e un po’ per farmi coraggio...

Carlo Patrizi

DRAMMATICHE DOMANDE SULLE CAUSE DELLA TRAGEDIA
NESSUNO CAPTO’ L’S.O.S. LANCIATO NELLA NOTTE DAL CARGO

La disperazione regna nelle quattordici famiglie veneziane colpite dalla tragedia del "Fusina" dopo il ritrovamento avvenuto ieri di quattro salme.

Fra queste quelle di un veneziano, il secondo ufficiale Giorgio Renier, 32 anni, e di un chioggiotto il nostromo Duilio Padoan, 50 anni.

Le famiglie dei due scomparsi si sono chiuse in un profondo dolore.

Mano a mano che le ore passano la speranza di ritrovare qualcuno dei dispersi ancora in vita si fa sempre più flebile.

Ancora dodici famiglie veneziane stanno vivendo ore d’incubo nell’ansia dell’attesa di sapere qualcosa di avere notizie dei loro congiunti.

Ma qualcuno comincia già a porsi delle domande: «Perché - si chiede - è accaduta la tragedia? Perché le operazioni di soccorso sono iniziate dopo tante ore dalla disgrazia? Perché i familiari sono stati avvertiti con tanto ritardo?».

Per quanto riguarda la prima domanda le ipotesi che si fanno sono due: che la nave abbia urtato contro uno scoglio semisommerso oppure che il carico si sia spostato a causa del mare agitato.

Quest’ultima fu avanzata già nella serata di domenica dallo stesso comandante Mario Borsani, dirigente dell’agenzia di Mestre della Società Abruzzese di Navigazione, poco dopo aver appreso dell’affondamento del cargo.

«Ma - avevamo chiesto al comandante in quella occasione - non esistono dei particolari metodi di stivaggio per evitare proprio questa eventualità?».

«Certamente - ci aveva detto il comandante Borsani - che esistono e sono per l’appunto quei metodi disposti dal Registro Navale e che erano adottati ovviamente anche sul "Fusina"».

A questo punto solo la commissione d’inchiesta disposta dal Ministero della Marina Mercantile potrà raccogliere e vagliare tutti gli elementi che in qualche modo possono dare una risposta a questo tragico interrogativo.

I familiari delle vittime si chiedono anche il perché non ci si accorse della tragedia in tempo utile per organizzare i soccorsi.

«La nave non è in contatto radio con la società armatrice?

- e ancora - Non ci sono delle stazioni di ascolto?

Possibile che non sentendo nulla nessuno si sia mosso?».

A queste domande purtroppo bisogna rispondere che non esiste alcun obbligo per la nave di chiamare, esiste solo l’obbligo dell’ascolto da parte delle stazioni radio, ma il centro radio delle poste di Campu Mannu che per l’appunto è in ascolto 24 ore su 24, non ha udito lo S.O.S., che è stato lanciato per ben due volte.

I tecnici hanno spiegato il fenomeno adducendo l’esistenza di un cono d’ombra che rende pressoché impossibili le comunicazioni radio.

Una nave affonda a poche miglia dalla costa, sia pure in una zona in cui le condizioni radio sono precarie, e nessuno si accorge della tragedia, che avviene lì a due passi.

Solo fatalità?

Per quanto concerne la terza domanda cioè perché i familiari non siano stati avvertiti prima, ma abbiano dovuto apprendere la notizia dalla televisione ed in qualche caso dai giornali, bisogna innanzitutto dire che questo compito non spetta alla Capitaneria di Porto de Venezia.

I dirigenti della S.A.N.A. non appena avuta notizia del disastro si sono subito messi in contatto con la Capitaneria di Porto di Cagliari e di Carloforte, ma non riuscivano a credere che fosse accaduto l’irreparabile.

Noi domenica sera eravamo là nella sede dell’agenzia in Corso del Popolo.

«Può darsi che Freguia sia caduto fuoribordo e che in preda a choc abbia detto che la nave è affondata», ci dicevano i funzionari.

E ancora:«Bisogna avere una qualche conferma prima di allarmare inutilmente i familiari».

Poi verso mezzanotte le prime telefonate ai giornali di chi aveva visto il telegiornale.

Ed allora cominciò la lunga serie di telefonate.

Bisognava annunciare la scomparsa di gente che si conosceva, di amici, a volte mancava il coraggio, ma bisognava farlo.

Un compito molto ingrato.

Gustavo Bocchini

I GENITORI DEL SUPERSTITE
non hanno ancora parlato col figlio miracolosamente salvo

«Dovremmo essere contentissimi perché nostro figlio si è salvato - ci ha detto Pasquale Freguia, il padre di Ugo, l’unico superstite del «Fusina» - e lo siamo, è chiaro, ma la nostra gioia è turbata dalla spietata sorte toccata ai compagni di Ugo.

Quando io e mia moglie pensiamo agli altri genitori ne vien un gropo.

Ci mettiamo nei loro panni e soffriamo con loro.

Il mio dolore è ancora più grande perché sono amico del padre di Erminio Doria (anche loro abitano qui vicino); ci siamo trovati più volte insieme, abbiamo fatto parecchie partite alle carte.

«Ieri ho ricevuto moltissime telefonate, tutta gente che si congratulava.

Mio figlio però non mi ha ancora telefonato.

Mi ha parlato da Roma un altro nostro figliolo, Amedeo, 38 anni, che è padre di due ragazzi e dirige in piazza Barberini l’Italbar.

«Ugo - ha insistito - telefona a papà».

Anche una mia nipote, Lina Stradiotto, figlia di una mia sorella e che vive pure a Roma dove la famiglia ha una fabbrica di lampadari, ha telefonato a mio figlio.

«Zio, stai contento - mi ha poi detto - Ugo sta bene. Non è più a letto».

Difatti anch’io l’ho visto alla televisione. Perciò sono tranquillo.

Lui è un ragazzo piuttosto riservato, poi chissà da quanti sarà interrogato in questi giorni.

Perciò capisco che non abbia tanta voglia di telefonare.

«Inoltre da qui è assai difficile mettersi in comunicazione con Carloforte. Ieri sera è stato da noi Mario Brugnera che abita qui e gioca nel Cagliari. Ha approfittato proprio della partita giocata a Vicenza domenica ed è venuto a casa. Mi ha assicurato che oggi va a trovare Ugo».

La nostra conversazione con Pasquale Freguia è finita.

Aspetta di mettersi in comunicazione con il figliolo. E deve badare anche al proprio lavoro.

E’ un valido uomo di 71 anni, uno dei «ragazzi del ‘99» di quei giovanissimi cioè che allora difesero la Patria sul Grappa e sul Piave.

Anch’egli, come altri suoi coetanei, attende da tempo il Cavalierato di Vittorio Veneto.

Abbiamo appreso intanto il riconoscimento Di Giorgio Renier, 32 anni, il direttore di macchina del «Fusina» e la cui famiglia abita a Castello 481 in calle dietro il Corner di San Gioachino, è stato effettuato oltre che dal Freguia anche dai due fratelli che si sono recati - come abbiamo pubblicato ieri - in Sardegna.

Il corpo presentava alcune ecchimosi ed abrasioni.

Forse provocate dalla disperata lotta contro la morte mentre era ancora sulla nave forse urtando contro gli scogli quando il Renier è stato trascinato verso terra dal mare.

I suoi due fratelli attendono ora il nulla osta per poter portare a casa la salma dello sventurato congiunto.

A Chioggia considerano fortunato un marinaio che faceva parte del «Fusina» e che era sbarcato quattro giorni prima dalla nave.

Si chiama Paolo Tonello e il 29 dicembre, appunto quattro giorni prima della partenza del cargo era sceso a terra.

Ha 30 anni ed è sposato con Jolanda Bacci ed ha una figlia, Susy di 6 anni.

Abitano in Corso del Popolo 1214.

Avrebbe dovuto sbarcare nel maggio prossimo ma durante l’ultimo ritorno della nave a Venezia si era fratturato il dito di una mano e aveva dovuto rinunciare a partire.

E’ stato un incidente veramente «fortunato».

Il Tonello era molto amico del nostromo Duilio Padoan e di Domenico Bonaldo, due dei 18 dispersi.

Non sa spiegarsi come possa essersi verificata la tragedia.

«Il Fusina - ha detto - era una nave solida e soltanto le pessime condizioni del mare ne debbono aver causato l’affondamento.

Penso che si siano rotte le traversine che bloccavano il carico e che il minerale di blenda, spostatosi tutto da una parte abbia provocato il rovesciamento del Fusina».

Giorgio Soligo

Continua...

Fine settima parte - Articolo 09

 

[Torna ad inizio pagina]

Per inviare una e-mail alla redazione di "Storia" clicca qui sotto

 
     

Dal 06.09.2001

 
       

 

 

 

   

Inviare al Webmaster una e-mail con domande o commenti su questo sito web