A cura di Salvatore Borghero Rodin

     

 

 
 

A cura di Salvatore Borghero Rodin - Racconto a puntate sui principali eventi che hanno dato vita alla grande storia di Carloforte e dell'Isola di San Pietro

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16.01.2010 - Fusina - Nel 40° anniversario della tragedia che toccò il cuore dei Carlofortini
   

La tragedia del Fusina

Sesta parte

Rassegna stampa regionale veneta

Articolo 04

IL GAZZETTINO DI VENEZIA
martedì 20 gennaio 1970
- Prima pagina -

In 1a. pagina ci sono 3 articoli, sul Fusina – più il comunicato Ansa - e in alto a destra su una larghezza di 4 colonne, la cartina della zona del naufragio. A pag. 3 un altro articolo

Secondo articolo, in centro prima pagina, a 4 colonne, non firmato

INCHIESTA A VENEZIA TRA I TECNICI NAVALI
Il carico sulla nave non era ben stivato?

Venezia, 19 gennaio

La tragedia del «Fusina» non ha eguali nelle vicende della marineria veneziana nel dopoguerra: 14 dispersi (e le speranze ormai sono pressoché nulle) non si erano mai dovuti registrare negli ultimi vent’anni a Venezia.

Anche il disastro della «Luisa» esplosa nel Golfo Persico cinque anni fa, aveva fatto soltanto quattro morti tra i marittimi veneziani.

A ventiquattro ore dalle prime notizie, l’angoscia di una città intera (e con essa di tutta Chioggia e di Mestre e dei paesi dalla terraferma) non si ferma a un senso di sgomento, di incredulità: si concretizza in domande.

Una fra le altre, imperiosa: come mai?

Certo, ci sarà un’inchiesta e soltanto quella darà la risposta definitiva.
Per adesso, troppo pochi elementi sono stati raccolti, troppe poche cose ancora si sanno.
Ma è sintomatico che a Venezia, sia tra i tecnici che tra la gente, si parli poco di fatalità e tanto di cause che sottintenderebbero una o più responsabilità.

Se ne è fatto portavoce anche il sindaco, in una sua dichiarazione in cui chiede un accertamento «fino in fondo» da parte delle autorità competenti.
Il perito navale capitano di vascello Mario Giugovaz ha detto che, a suo avviso, il naufragio della motonave «Fusina» si può ipotizzare come conseguenza di un non accurato carico della blenda.

Si deve infatti tener conto che un materiale così pesante occupa uno spazio relativo e, data la capacità della stiva della nave, queste, con ogni probabilità erano solo parzialmente piene; con il rollio, tutto ciò diventa pericoloso in quanto il carico è sollecitato a spostarsi verso la parte della nave che sbanda.

Può darsi – ha aggiunto il comandante Giugovaz – che nel corso di un’accostata per correggere la rotta o per portarsi in posizione favorevole rispetto al mare agitato, la nave sia «ingavonata» (ossia non abbia più obbedito al timone) provocando una sbandata che forse si sarebbe potuta equilibrare agendo rapidamente sui doppi fondi e sulle «tanche» del combustibile.

Renato Toffolo proprietario di un cantiere navale veneziano, ha anch’egli affermato che l’unica causa – a suo parere – è stato uno sbandamento del carico.

Esistono delle particolari precauzioni, sancite da regolamenti della Convenzione di Londra e del Registro navale italiano, sul modo di caricare una nave con certi materiali.
Può succedere – ha detto – che anche se queste norme sono state rispettate, il mare grosso faccia spostare il carico, inclinando la nave, indipendentemente dalla qualità del piroscafo.

Non sappiamo come il carico di blenda fosse stato stivato: si può pensare anche che un’avaria al motore o al timone abbia lasciato la nave in balia delle onde, ma la prima ipotesi è proprio quella del carico: un suo sbandamento ha causato l’affondamento del «Fusina».

Un ingegnere navale dei Cantieri «Breda» ha detto di non sapere come fosse costruita la «Fusina» e quindi di non poter dire se essa potesse aver qualche difetto.
Comunque – ha detto – penso ad uno stivaggio difettoso del carico di blenda. Molto probabilmente, se è andata così, a una prima grossa ondata che ha messo la nave inclinata, ne è successa una seconda, che ha dato al carico già sbilanciato il colpo decisivo, che si è naturalmente ripercosso sulla stabilità della «Fusina».

Un capitano, diplomato al Nautico di Venezia, ha fatto l’ipotesi che il carico non fosse stato caricato nella stiva con tutte le cautele del caso.
«La blenda – egli ha dichiarato – va stivata come in cassoni, creando cioè delle divisioni sia in senso orizzontale che in senso verticale, per evitare sbandamenti.
Forse ciò non è stato fatto sul «Fusina»; in queste condizioni, un’ondata è estremamente pericolosa: essa può fare slittare una parte del materiale, provocando una inclinazione della nave.
Una seconda ondata può far inclinare il piroscafo oltre il limite di sicurezza, e causarne l’affondamento.
Forse tutto sarebbe andato bene se il «Fusina» non si fosse trovato ad affrontare un mare grosso.
Quanto al perché di un carico fatto senza il necessario ingabbiamento, - se così è stato – posso pensare che ci fossero motivi di portare a compimento in fretta il viaggio, forse anche per vincere la concorrenza».

Fine dell'articolo non firmato

Continua...

Fine sesta parte - Articolo 04

 

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