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			Carloforte, 
			23 
			gennaio 1970 Mentre lo scafo del 
			«Fusina» veniva localizzato dai mezzi della Marina militare al 
			largo di Carloforte, un’altra sconvolgente notizia dava 
			all’affondamento del mercantile un aspetto più allucinante e 
			drammatico: cinque dei diciotto naufraghi, giunti vivi a riva dopo 
			l’affondamento della nave, sono morti mentre tentavano di mettersi 
			definitivamente in salvo sugli scogli nei pressi di Capo sandalo. Lo ha accertato il 
			dottor Felice Maurandi, che ha eseguito la perizia necroscopica 
			delle nove salme recuperate nei giorni scorsi. Egli ha infatti 
			constatato che quattro delle vittime sono morte per traumi provocate 
			da ripetuti colpi al cranio e al torace con conseguenti emorragia e 
			commozione cerebrale; la quinta vittima è invece deceduta per 
			assideramento: si tratterebbe del marinaio Domenico Bonaldo, il 
			quale, dopo essere riuscito a raggiungere la riva, sarebbe spirato 
			stremato dal lungo sforzo. Il corpo del 
			giovane, risucchiato dalle onde, finiva poi nuovamente in mare nel 
			punto in cui è stato ripescato due giorni fa dai soccorritori. Queste rivelazioni 
			lasciano aperti sconcertanti interrogativi che, però, purtroppo, 
			restano senza risposta. E’ lecito comunque 
			chiedersi se uno solo dei diciannove componenti l’equipaggio del 
			«Fusina» si sarebbe salvato qualora i soccorsi fossero stati 
			tempestivi. Qualche altro, 
			assieme ad Ugo Freguja, l’unico superstite, poteva essere raggiunto 
			in tempo se l’S.O.S. fosse stato captato dalla stazione radio di 
			Campu Mannu (ciò, ovviamente, se l’appello è stato effettivamente 
			lanciato come afferma il cameriere). I dubbi comunque 
			potranno essere chiariti se lo scafo del «Fusina», che è stato 
			localizzato, attraverso scandagli sonori e apparecchiature 
			elettroniche dalle navi della Marina militare verso le 14, a due 
			miglia e mezzo a nord-ovest da Punta delle Oche, potrà essere 
			recuperato. Il natante, secondo 
			i primi rilievi fatti, si trova adagiato su un fianco ad una 
			profondità di circa 90 metri.Ovviamente, qualche dubbio sulla identità dello scafo localizzato 
			sussiste ancora.
 Per sciogliere ogni 
			possibile riserva, domani gli esperti della Marina effettueranno 
			altri sondaggi servendosi di speciali telecamere attrezzate per le 
			riprese subacquee che sono state appositamente richieste non appena 
			è stato individuato lo scafo. Intanto, 
			l’ispettore del Ministero delle poste giunto l’altro ieri da Roma 
			per controllare l’efficienza delle stazioni radio costiere in 
			ascolto, ed in particolare quella di Campu Mannu, ha iniziato il suo 
			lavoro. Come è ormai noto, 
			la stazione radio cagliaritana, a causa dei frequenti «coni 
			d’ombra» provocati dalle masse terrose delle miniere del Sulcis che 
			assorbono le onde magnetiche, non riesce ad intercettare le 
			segnalazioni in fonia trasmesse dalle navi in transito al largo 
			delle coste occidentali della Sardegna e di quelle orientali. Imbarcatosi sulla 
			motovedetta «C.P. 306» della Capitaneria di Cagliari che ha 
			salpato l’ancora stamani da Carloforte, verso le 11 il funzionario 
			ha fatto lanciare alcuni segnali. In quel momento 
			l’imbarcazione si trovava al largo di Sant’Antioco ed il segnale in 
			fonia, è stato intercettato da Campu Mannu: la ricezione era però 
			molto debole e l’ascolto disturbato da continue interferenze dovute 
			anche alle comunicazioni via radio tra i pescherecci che operano 
			nella zona. Gli esperimenti 
			sono proseguiti per l’intera giornata ma i risultati non sono stati 
			resi noti. I tecnici della 
			stazione radio cagliaritana, dal canto loro, hanno fatto rilevare i 
			«coni d’ombra» non sono permanenti ma che, tuttavia, disturbano 
			notevolmente la ricezione. Essi ritengono che 
			se l’impianto fosse trasferito a capo Spartivento, potrebbe 
			raccogliere i dispacci e le comunicazioni radio trasmessi dalle navi 
			in transito sia sul versante occidentale che su quello orientale. Le ricerche, che 
			sono proseguite per tutta la giornata, hanno portato al recupero del 
			cadavere che era rimasto incastrato tra le rocce in località 
			«Spalmatore». Dopo aver fatto 
			saltare con la dinamite alcuni scogli, i sommozzatori dei vigili del 
			fuoco hanno recuperato la salma che è stata portata all’obitorio di 
			Carloforte. Le ricerche, alle 
			quali partecipano oltre ai mezzi navali ed aerei anche i carabinieri 
			che perlustrano le coste, riprenderanno domani all’alba. 
			Francesco Era |