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			Cagliari, 
			21 
			gennaio 1970 Man mano che i 
			corpi dei diciotto marittimi così tragicamente periti nel naufragio 
			della motonave «Fusina» vengono recuperati, si apprendono 
			particolari sempre più agghiaccianti sull’affondamento e sul dramma 
			dell’equipaggio. Questo pomeriggio è 
			stata ripescata la salma, la nona nell’ordine, del marinaio Domenico 
			Bonaldo di 36 anni, che è stata riconosciuta dal superstite Ugo 
			Freguja. Il corpo è stato rinvenuto tra gli scogli in località «Calavinagra», 
			nello stesso punto dove ha toccato terra, miracolosamente salvo, il 
			cameriere di bordo. Le autorità 
			marittime ritengono che il Bonaldo sia riuscito in un primo tempo a 
			toccare terra e che poi, stremato, sia stato risospinto in mare 
			dalle onde. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che sul 
			bagnasciuga è stata trovata una canottiera che apparteneva al 
			marinaio. Il corpo del marittimo è stato avvistato e recuperato da 
			un’imbarcazione di pescatori nella seconda grotta di «Punta delle 
			Oche» a levante di «Calavinagra». I pescatori hanno 
			provveduto a trasportarlo a Carloforte dove Ugo Freguja lo ha poi 
			identificato. Poco dopo le 18 
			altri pescatori hanno comunicato di aver avvistato fra le scogliere 
			dell’insenatura «Caletta» dell’isola di San Pietro un altro 
			cadavere, il decimo. Il corpo – secondo la comunicazione – è 
			prigioniero degli scogli. Sul posto si è subito portata la 
			motovedetta della guardia di finanza, il cui equipaggio ha però 
			dovuto necessariamente desistere dal tentativo di recupero a causa 
			dell’oscurità e dalle brutte condizioni del mare. Le ricerche sono 
			state a quell’ora sospese e tutti i mezzi sono ritornati alle 
			rispettive basi di partenza. Le condizioni meteorologiche sono 
			sensibilmente peggiorate e quasi sicuramente ostacoleranno domani le 
			ricerche, che riprenderanno all’alba. E’ stata intanto 
			identificata un’altra delle salme recuperate ieri. E’ quella del 
			marinaio Giuseppe Ballarin di 32 anni. Rimangono ora da identificare 
			una salma a Carloforte ed una a Cagliari, sistemata nei locali di 
			medicina legale dell’università. Quasi tutti i corpi 
			recuperati, come lo stesso superstite, presentano ferite da taglio 
			in varie parti del corpo provocate dagli urti contro gli scogli 
			affioranti, numerosissimi nella zona. Scene commoventi si 
			sono verificate all’identificazione da parte dei familiari. 
			L’identificazione è stata fatta alla presenza del pretore di 
			Sant’Antioco dottor Antonio Polo. La popolazione di 
			Carloforte si è recata in mesto pellegrinaggio al cimitero dove 
			sulle bare sono stati deposti cuscini e fasci di fiori. L’inchiesta sulle 
			circostanze, le modalità e le cause del naufragio ha preso l’avvio 
			con particolare vigore e severità da parte delle autorità marittime. Il comandante della 
			capitaneria del porto di Cagliari, colonnello Osvaldo Possenti, 
			parlando con i giornalisti ha precisato che all’indagine 
			«sommaria» effettuata dall’ufficio circondariale marittimo di 
			Carloforte, seguirà l’inchiesta «formale» che verrà predisposta 
			dalla direzione marittima di Cagliari una volta in possesso degli 
			elementi acquisiti nell’indagine preliminare. L’ufficiale ha 
			inoltre comunicato, inserendosi sulla polemica in corso sulla 
			potenzialità delle radio costiere per la ricezione dei segni di 
			soccorso, che da tempo la capitaneria di porto di Cagliari ha 
			chiesto al Ministero l’istituzione di un centro radio costiero a 
			Capo Sandalo nell’isola di San Pietro, per coprire una vasta zona di 
			mare al largo delle coste occidentali della Sardegna. I punti centrali 
			dell’indagine sono il racconto del superstite Ugo Freguja, che è 
			stato a lungo interrogato, alcuni relitti del «Fusina», recuperati 
			dalle navi impegnate nelle ricerche e altri elementi raccolti a 
			Carloforte, Portovesme e Sant’Antioco. Questa mattina a 
			Cagliari il colonnello Possenti ha tenuto una riunione nel corso 
			della quale è stato fatto il punto sulle indagini e sulle ricerche 
			in corso per il recupero degli atri corpi. Si sta anche tentando di 
			localizzare il punto esatto dove è affondato il «Fusina», ciò è 
			ovviamente molto importante per gli accertamenti connessi con 
			l’inchiesta formale, che verrà effettuata nelle prossime settimane. Ugo Freguja ha 
			ritrovato il luogo, dove aveva toccato terra nelle prime ore di 
			sabato, dopo aver nuotato per circa otto ore. Il racconto fatto 
			dal Freguja alla commissione che conduce l’indagine appare per il 
			momento assai lacunoso. Negli ambienti competenti si ritiene che la 
			prima versione, data dal cameriere del mercantile affondato, debba 
			essere ridimensionata e verificata, soprattutto per quanto riguarda 
			il lancio dei segnali di soccorso e gli altri particolari relativi 
			all’affondamento. Questi particolari 
			– si fa osservare – il superteste li ha forniti sotto lo «choc» 
			subito dopo la drammatica avventura. A parere delle stesse autorità 
			il «Fusina» è affondato in un tempo più breve rispetto al tempo di 
			circa un’ora, indicato da Ugo Freguja, ed anche il lancio dei 
			segnali radio rimangono un grosso mistero. E’ noto, infatti, che l’S.O.S. 
			non è stato captato da nessuna delle radio costiere del 
			Mediterraneo, nemmeno dalle più potenti, come quella di Marsiglia. 
			Inoltre – questo è il punto sconcertante della vicenda - una grossa 
			nave salpata da Sant’Antioco poco dopo il «Fusina», al momento 
			dell’affondamento del mercantile si trovava a sedici miglia di 
			distanza e non ha avvertito nessun segnale. Altro punto 
			fondamentale è costituito dalle condizioni della nave, in 
			particolare se il carico era stato sistemato con tutte le cautele 
			necessarie per evitare uno sbandamento. Domani a Carloforte 
			si svolgeranno i solenni funerali delle vittime del «Fusina» i cui 
			corpi sono stati, finora, recuperati. Le salme, dopo la 
			messa funebre, verranno avviate ai paesi d’origine per essere 
			tumulate. |