Le vostre opere scrittorie sulla stupenda Isola di San Pietro e la sua pittoresca Carloforte

     

 

 
 

La rubrica che da vita e colore ai vostri pensieri

Le vostre opere scrittorie sulla stupenda Isola di San Pietro e la sua pittoresca Carloforte

   

Carloforte 1923

Da un'e-mail di GianCarlo Portigliotti, inviata il 14.11.2002, nella nostra Mailing List dei "Carlofortini nel mondo"

 

 

Premessa:

Questa "cosa" l'avevo scritta per Giulia, la mia nipotina.
Voglio che sappia da dove viene; chi erano i suoi bisnonni, e i trisnonni, cosa facevano e come vivevano.
Forse così l'aiuterò, un giorno, a sapere chi è e dove va.
Le ho raccontato di mia madre che, bambina come lei, aspettava il ritorno del padre, scrutando il mare nella speranza d'essere la prima a scorgere la sagoma nota della goletta, dalla vecchia casa in paese.
E del giorno in cui il mare si prese tutto, meno la vita, e di come tutto cambiò, fino a che nacqui io.
Nei miei sogni infantili fingevo che tutto ciò non accadesse, e mi vedevo, grande, andare per mare su quella stessa barca, senza rendermi conto, come avvenne poi, che senza quella tragedia familiare non sarei mai nato, e lei neppure.
Vorrei capisse che siamo minuscoli personaggi d'un immenso disegno la cui interezza è al di là della nostra portata, ma dove ogni cosa, accadendo, ha il suo perché.
Nel racconto, poi, ai pochi ricordi di mia madre ho sovrapposto i miei: avevo poco più di tre anni quando ritornammo a Cagliari, nell'estate del '48, ma ricordo la barba ispida, l'odore di tabacco, l'accento greve e sonoro di quell'uomo che mi stringeva ridendo, e stranamente, il verde turchese dei mobili nella vecchia cucina della casa di viale Bonaria.
L'anno seguente le lacrime di mia madre ed un telegramma mi dissero che nonno Edoardo non c'era più.
Il racconto, in seguito (era gennaio di quest'anno), si è trasformato in una sorta di canzone, ma poiché l'autore non ha la ventura di chiamarsi De Andrè, il risultato è molto peggio che modesto.
Dopo averla riletta infinite volte nell'inutile tentativo di migliorarla, non so più se sia bella o brutta, come la casa in cui sei nato e cresciuto; sarete voi a dirlo.
A decidere me di farvene partecipi, volenti o nolenti, è stata anche Tiziana (Ti), che nella sua ultima ha trasmesso una "voglia" di vicinanza all'isola a cui rispondo scoprendo, sia pure di poco e per poco, la mia anima.
Quindi, scusandomi per questa chilometrica mail, cestinate o leggete, sbellicatevi dalle risa per la mia insipienza poetica o versate una lacrima (di compassione): va bene tutto.
Gian

PS: Giulia sa che la sua bisnonna, ora, si trova in un posto chiamato Staglieno, e dorme, sognando il mare.

Carloforte 1923

Sogna, la bimba, e guarda il mare...
La piccola casa candita di calce
su in alto fra i tetti ha un poggiolo.
È il nido segreto in cui nascono sogni
come gabbiani che fuggono in volo.
Ride, la bimba, e guarda il mare
cercando all'inizio del mondo
la barca e le vele, colore del grano.

Sogna la cassa d'ulivo brunito
in cui dorme tra gli altri tesori
la bambolina vestita di rosso
che il babbo le porterà in dono.
Aspetta impaziente le braccia
che ad ogni ritorno la fanno volare,
la barba pungente e la voce
ormai roca di salso e toscano.
Ride e sogna aspettando il ritorno,
aspettando, aspettando domani.

Ma il mare ha giocato col vento
e giocando han rubato i tuoi sogni
e tra i sogni, perduto, il domani.

Il babbo è tornato e soltanto
ha due gocce di mare negli occhi.
In cambio quel mare s'è preso
la barca e le vele, colore di grano,
la casa, la cassa e la bimba di pezza
che sola, lontano, con l'abito rosso
rapita dal vento s'è persa nel blu.

Dorme, la nonna, e sogna il mare...


 

 

 

 


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