Le vostre opere scrittorie sulla stupenda Isola di San Pietro e la sua pittoresca Carloforte

     

 

 
 

La rubrica che da vita e colore ai vostri pensieri

Le vostre opere scrittorie sulla stupenda Isola di San Pietro e la sua pittoresca Carloforte

   

Pinna gialla
(Una storia veramente inventata)

di Maurizio Vallebona

 

  
Certe mattine, quando soffia lo scirocco,
fa talmente caldo che non si può fare niente.
Anche arrivare fino in spiaggia sembra una fatica.
allora l’unica cosa da fare e comprarsi il giornale,
andare alla marina, e sedersi su una panchina.
Una di quelle all’ombra dove basta solo un alito di vento
per stare subito meglio.

Quelle mattine vado sempre alla stessa panchina
quella vicino a dove c’era la sede dei marinai d’Italia
e,con il giornale davanti, ascolto di nascosto i vecchi che si parlano
e tra una partita di dama e una di scopa riesco, se mi va bene,
a rubare qualche vecchia storia.

Ci sono storie che marinai e tonnarotti si raccontano fra di loro di nascosto.
Sanno che i giovani tanto non le ascolterebbero.
Perché chi ha studiato per guardare il mare da un computer
dalla plancia di una nave da crociera, a certe storie non ci crederebbe mai.

U Canavera, u “figgiu du Beppin”,
era uno che il lavoro non gli aveva mai fatto paura.

E anche se era andato a scuola, la testa sopra i libri non gli era caduta spesso.
La famiglia, che lo aveva capito, quando lo vedeva uscire di casa con i libri
e con i quaderni non si stupiva che al suo ritorno le mani avessero sempre
lo stesso odore di pesce.
 

Ed anche il nonno, che lo portava sempre sul suo canotto,
quando il maestro della scuola andò a rimproverarlo
che suo nipote se non studiava sarebbe diventato un disonesto
gli aveva detto che si vedono più disonesti in chiesa e al comune
che non in mare...

E Angelo cresceva, e la sua casa era il mare e la sua vita la pesca.
L’unica cosa che gli interessava oltre alla pesca, lui la vedeva
sempre a carnevale... in mezzo alle altre che usciva da casa
per la veglia, o per la casciandra, o con le amiche,
l’unica “ziguella” fuori dal mare che gli interessava
e studiava sempre come, prima o poi, l’avrebbe pescata...

Ogni anno alla fine di Febbraio iniziava una festa,
e tutti andavano in barca a vedere la posa delle reti.
e in quella occasione tutti gli uomini del paese, i tonnarotti,
il Rais, perfino il Conte dell’Isola Piana che era un gran signore
e non si mischiava mai coi pescatori, andavano tutti insieme alla posa.
Ed anche le ragazze, su una barca a parte, andavano a vedere
quello spettacolo di uomini, di reti e di maestria.

E Angelo stava in mezzo a tutti gli altri pronto a fare la sua parte... e guardava
Il Rais come si guarda un capo, perfino il Conte trattava il Rais con rispetto.
Il Conte... Quel disonesto di un signorotto che un giorno per farsi bello
davanti ai tonnarotti che stavano lavorando si era messo a fare il cascamorto
con le ragazze che stavano sulla barca... ma non con tutte, con una
in particolare... e lui che per vederla doveva aspettare tutti gli anni il 
Carnevale oppure mettersi le scarpe e andare a messa, a lui gli era venuto
il sangue alla testa...
 

E aveva giurato a se stesso che a quella “ziguella” nessuno, ma proprio nessuno, sarebbe mai andato a portare un canotto sotto casa, a costo di farsi in ginocchio tutto il paese per andare a chiedere la sua mano.

Ma lui era bravo a fare il suo lavoro, tutti in paese lo sapevano,
così un po’ per volta, anno dopo anno a ogni tonnara gli avevano sempre dato
un lavoro diverso...
E il Rais gli aveva detto che l’anno successivo sarebbe stato lui
quello che chiudeva l’ultima camera della mattanza, la camera della morte.

E’ vero che era un "giovane", ma lo aveva guadagnato.
E gli altri lo sapevano.

I lunghi inverni passati sul canotto, avevano fatto di lui un pescatore, 
anzi ogni tanto gli sembrava che a forza di stare sul mare
fosse successo qualcosa... che insomma... è difficile a dirsi... il mare...
Insomma che il mare gli parlasse...
non proprio parole, magari piccole emozioni, o sensazioni
ma che insomma il mare riuscisse sempre a fargli capire
cosa doveva e non doveva fare... e il mare certi giorni gli diceva di non
uscire col canotto, di stare a casa a rammendare le reti... e altri giorni invece lo
chiamava e gli diceva di buttare la rete in un certo posto quando la luna
magari era più alta.

E i vecchi pescatori lo trattavano con rispetto e i giovani con le loro
barche lo seguivano da lontano e stavano a guardare.

E venne il giorno della prima mattanza e Angelo stava lì con le sue cime

in mano. Il suo compito era chiudere la gabbia una volta entrati tutti i tonni.
Il ribollire dell’acqua nelle altre camere della mattanza gli annunciò
che il branco stava arrivando...
Lui si sentiva addosso gli occhi degli altri tonnarotti e il branco si avvicinava
e cominciava a entrare...
e la rete cominciò a riempirsi e a gonfiarsi e i tonni continuarono a entrare.

A un certo punto il mare davanti a lui ribolliva di schiuma,
ma non se la sentiva ancora di chiudere.
E il Rais non gli diceva nulla perché la decisione spettava a lui.
E più tonni entravano nella rete più soldi ci sarebbero stati per i pescatori
e per le loro famiglie... e sembrava che la rete stesse per scoppiare.

Poi a un certo punto nel ribollire dell’acqua vide una pinna gialla e uno sguardo, anzi non uno sguardo... un occhio, quello di un pesce che sembrava che non volesse entrare.
E a lui che sentiva sempre la voce del mare, parve che il pesce (o il mare)
gli chiedesse di chiudere la rete... e lui lo fece... ed anche se tanti tonni
eran rimasti fuori, dentro c’erano quelli più grossi...
e la tonnara era andata bene...

E anche se qualcuno degli altri pescatori si era chiesto il perché
di quell’alzata prima del tempo, il Rais li aveva zittiti tutti e aveva detto
che andava bene così...

E se lo diceva il Rais non c’era più bisogno d’altro!

Così per quell’anno la tonnara era finita e tanti erano stati felici anche se continuava a girare quella voce su quell’alzata fatta troppo presto...
 

Ma Angelo non era tipo da chiacchiere di paese, e se non gli faceva paura il mare
Che paura doveva avere d’altro?
Anche se a dire la verità... il pensiero di quello sguardo lo turbava... ma che
avrebbe mai dovuto guardare un pesce? E poi perché proprio lui?

E passò un altro anno e venne il tempo di un’altra tonnara. E il Rais lo aveva
chiamato ancora... E venne di nuovo il pesce... un po’ più grande di come se lo ricordava, e a lui, lì con la sua corda in mano sembrava che il pesce spingesse
i pesci più vecchi del branco, che mandasse avanti gli altri più grossi e più vecchi
e tenesse da parte i tonni più giovani finché la rete non si riempisse tutta
e alla fine il Canavera tirò su la rete... E il resto del branco passò...

Tutti i pescatori finita la mattanza andarono dal Rais infuriati.
E volevano sapere perché da quando c’era “Lui” si tirasse su la rete anche se si vedeva che il branco non era ancora entrato tutto...

Che “Lui” avesse il cuore tenero?
C’erano altri pronti a prendere il suo posto!

A quelle parole il Rais si infuriò e gridò a tutti che finché era lui il Rais
alla chiusura ci sarebbe stato sempre ‘Lui’.

E passarono gli anni... e mentre in tutte le altre tonnare intorno all’Isola Piana ormai i tonni non passavano più, chissà perché a quella del Conte i tonni non mancavano mai...
Ma il Conte e il Rais erano fatti con il vecchio stampo e difendevano il loro
segreto con i denti... e nessuno sarebbe mai riuscito a strapparlo dalla loro 
bocca neanche se li avessero scorticati vivi.

 
E il Canavera che ormai si era fatto uomo e aveva sposato la sua “ziguella”
dalla vita non chiedeva nient’altro che un po’ d’acqua pulita sotto il suo canotto
e la salute, aveva messo su casa e fatto dei figli...

Una sera, sul tardi era sul suo canotto e calati i palamiti, vide
un pesce gigantesco che si stava avvicinando, ma da vecchio pescatore
ormai ne aveva visti tanti e non si impressionava più.
E poi la sagoma di quel pesce era inconfondibile e lui lo sapeva...
Sporse una mano in acqua quasi come a dare una carezza...
e il pesce si fermò e cominciò a parlargli col solito linguaggio...

“Tu sai chi sono vero?... Mi hai visto in tutti questi anni... e anche se non siamo
della stessa razza mi sembrava che tu potessi capire... il mare me l’ha detto che sentivi la sua voce e che potevi sentire anche la mia...

E Angelo gli disse “Perché mi dici questo?”

Hai visto che bel lavoro abbiamo fatto insieme?

Tu hai risparmiato la mia famiglia (il branco) e l’hai trattata con rispetto...
ed io ti ho aiutato a nutrire la tua...

Il pescatore capiva benissimo che voleva dire... e gli chiese ancora:

“Come mai sei venuto fino a qui? Non è ancora stagione di tonnara...”

E il tonno gli disse...

“Ormai sono vecchio anche io e sto per morire... e il mare mi ha detto
che dopo avere lavorato così tanto per il mio branco posso scegliere la mia morte,
e io l’ho scelta perché non ho più dubbi...”

Il pescatore non riusciva a capire...

“Voglio che sia tu a pescarmi... ti seguirò fino in porto e poi mi aiuterai a salire sulla
tua barca perché è li che voglio morire... lo so che non mi venderai... mi mangerai insieme alla tua famiglia, così sarò per sempre parte di voi... e voi mi ricorderete
sempre...”

Il pescatore era triste... ma a un vecchio amico non si può rifiutare un favore
in punto di morte.

E quella sera una piccolo canotto entrò in porto con un tonno gigantesco
sulla coperta, carico quasi da affondare...
E un pescatore inspiegabilmente triste...

Quando arrivò al molo tutti corsero per aiutare.
E scaricato il pesce, il vecchio Canavera venne portato in trionfo nel paese e nessuno si capacitava di una pesca così miracolosa e fuori stagione...
e non ci fu persona quella sera che passando davanti alla casa del pescatore
non si fermasse a fare i complimenti o a scambiare due parole.

Perfino il vecchio Rais dopo qualche giorno andò a casa sua.
Ma lui non fece complimenti e quando furono soli il Rais guardò
Canavera e gli disse:

“Capisci adesso perché ti ho scelto per tirare su la rete?”

Il pescatore e il suo tonnarotto più fidato si abbracciarono, senza parole,
che sono inutili tra vecchi pescatori.

Anche il Rais sapeva che dolore fosse perdere un grande amico... e disse al
Pescatore :
“Ora conosci il segreto, da oggi il nuovo Rais sei tu, e il Conte l’ho avvisato
io di tenersi al largo da certe ziguelle... secondo me ha capito...”

Adesso direte tutti che lo scirocco a volte fa brutti scherzi... o che le paste di Cipollina, quando fa troppo caldo, a digerirle ti fan sudare un po’...

Io però una volta ho visto il vecchio Canavera a Carloforte... e mi ha raccontato
di quando il Conte dell’Isola Piana faceva il cascamorto... e mentre lo diceva 
alla moglie gli scappava da ridere...

E poi l’ho rivisto un altro giorno che guardava insieme con gli altri tonnarotti un documentario alla televisione dove dicevano che i pescatori Giapponesi adesso danno la caccia ai tonni con il radar, il sonar e altre diavolerie sottomarine.

 

E poi ho visto i giapponesi che andavano a comprare il tonno dai vecchi
tonnarotti di Carloforte che in vita loro non hanno mai visto un sonar...

 

Si vede che anche loro patiscono il caldo dello scirocco...
 


 

 

 

 


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